Quarta di copertina
Dal paesaggio agricolo alla città, al verde dei parchi pubblici dell’800 il territorio è stato modellato dall’uomo nella sua dimensione geografica. Dal club di Roma del 1960 in poi, si impone la sostenibilità come strategia contro l’inquinamento e il consumo dei territori. Ora si deve progettare il territorio a consumo zero. Intervenire in una dimensione geografica richiede un’arte geografica che sappia coniugare i segni-materiali offerti dalla natura e i segni-formali del costruito.
In questo numero, “Metamorfosi, Q d. A.” coglie alcuni momenti di questa dimensione progettuale: la grandissima scala delle nuove vie della seta, il Mediterraneo di Le Corbusier e la visione dinamica dall’alto, la dimensione territoriale di grandi inurbazioni (Helsinki e Hanoi), i nuovi parchi per l’appennino Dauno, il paesaggio rimodellato dalla grande infrastruttura del passante Firenze-Bologna. La dimensione geografica diventa paesaggio urbano in Olanda, entra nelle nuove architetture di Londra e Parigi e nei linguaggi digitali. Sono tutte occasioni nelle quali il metamorfismo diventa legame delle varie scale.
Back cover
From the agricultural landscape to the city, until to the public parks in the XIX Century, the territory has been shaped by man in its geographical dimension. From the Club of Rome in 1960 onwards, sustainability is imposed as a strategy against pollution and consumption in the territories. Now our task is to design a zero-consumption landscape. Intervening in a geographical dimension requires a geographical art that knows how to combine the material-signs offered by nature and the formal signs of the built.
In this issue, “Metamorphosis, Q d. A.” captures some moments of this design dimension: the huge scale of the new Silk Roads, the Mediterranean of Le Corbusier and the dynamic view from above, the territorial dimension of large urban areas in Helsinki and Hanoi, the new parks for Appennino Dauno, the landscape reshaped by the great infrastructure of the Florence-Bologna passerby. The geographical dimension becomes urban landscape in the Netherlands, enters the new architectures of London and Paris and in digital languages. These are all occasions when metamorphism becomes the link between the various scales
Dal paesaggio agricolo alla città, al verde dei parchi pubblici dell’800 il territorio è stato modellato dall’uomo nella sua dimensione geografica. Dal club di Roma del 1960 in poi, si impone la sostenibilità come strategia contro l’inquinamento e il consumo dei territori. Ora si deve progettare il territorio a consumo zero. Intervenire in una dimensione geografica richiede un’arte geografica che sappia coniugare i segni-materiali offerti dalla natura e i segni-formali del costruito.
In questo numero, “Metamorfosi, Q d. A.” coglie alcuni momenti di questa dimensione progettuale: la grandissima scala delle nuove vie della seta, il Mediterraneo di Le Corbusier e la visione dinamica dall’alto, la dimensione territoriale di grandi inurbazioni (Helsinki e Hanoi), i nuovi parchi per l’appennino Dauno, il paesaggio rimodellato dalla grande infrastruttura del passante Firenze-Bologna. La dimensione geografica diventa paesaggio urbano in Olanda, entra nelle nuove architetture di Londra e Parigi e nei linguaggi digitali. Sono tutte occasioni nelle quali il metamorfismo diventa legame delle varie scale.
Back cover
From the agricultural landscape to the city, until to the public parks in the XIX Century, the territory has been shaped by man in its geographical dimension. From the Club of Rome in 1960 onwards, sustainability is imposed as a strategy against pollution and consumption in the territories. Now our task is to design a zero-consumption landscape. Intervening in a geographical dimension requires a geographical art that knows how to combine the material-signs offered by nature and the formal signs of the built.
In this issue, “Metamorphosis, Q d. A.” captures some moments of this design dimension: the huge scale of the new Silk Roads, the Mediterranean of Le Corbusier and the dynamic view from above, the territorial dimension of large urban areas in Helsinki and Hanoi, the new parks for Appennino Dauno, the landscape reshaped by the great infrastructure of the Florence-Bologna passerby. The geographical dimension becomes urban landscape in the Netherlands, enters the new architectures of London and Paris and in digital languages. These are all occasions when metamorphism becomes the link between the various scales
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Editoriale / Editorial
4 Gabriele De Giorgi, Trasformare il paesaggio con le procedure della metamorfosi / Design the landscapee with metamorphosis procedures
Contributi / Contributions
ARTE, ARCHITETTURE, TOPOLOGIE TERRITORIALI E URBANE / ART, ARCHITECTURES,TERRITORIAL AND URBAN TOPOLOGIES, a cura di / edited by Marcello Pazzaglini
10 Marcello Pazzaglini, Oltre la Land Art / Beyond Land Art
18 Alessandra Muntoni, Marcello Pazzaglini, Studio Metamorph, Interpretazioni di paesaggio. Gli Appennini parco d’Europa / The Appennines Park of Europe
22 Alessandra Muntoni, Marcello Pazzaglini, Studio Metamorph, Verso il Piano particolareggiato dei Ghezzi, Chioggia / Toward the detailed plan of Ghezzi, Chioggia
26 Fabiano Micocci, Il modello geografico di Le Corbusier / Le Corbusier’s geographic model
32 Leone Spita, Le nuove vie della seta. Processo di ristrutturazione mondiale / The new silk ways. A global restructuring process
40 Antonello Alici, La grande Helsinki / Greater Helsinki
48 Roberta Lucente, Stad van de Toekomst, Prove di futuro per la città europea / Stad van deToekomst, Experiments of future for the european city
60 Mario Ferrari, Londra VNEB, é questo il futuro della rigenerazione urbana? / London VNEB, is this the future of urbaqn regeneration?
70 Cristina Imbroglini, Guendalina Salimei, Geografie d’acqua. Paesaggi ad Hanoi / Water Geographies. Landscapes of Hanoi
78 Carles Llopp, Jornet Lllopp Pastor, Cristina Tartari Tasca, Il progetto del passante di Bologna: verso un parco territoriale. Esplorare e rigenerare attraverso le infrastrutture / The project of the passer of Bologna: toward a territorial park. Explore the regeneration through the infrastructure
86 Nicoletta Trasi, Chanel tesse la tela alle perte di Parigi. Il nuovo Centro di arte e mestieri di Rudy Ricciotti / Chanel Weawes its web at the gates of Paris / Rudy Ricciotti’s design for Chanell Art and Craft’s Center
RUBRICHE / COLUMNS
territori digitali / digital
96 Rosalba Belibani, Geografia digitale. Dalla cartografia statica alla digitografia dinamica / From static Cartography to dynamic Digitography
Intersezioni linguistiche / Language’s intersections
102 Ida Recchia, Scegliere il suono. Architetture sonore vs geografie sonore / Choosing Sound. Sound Architecture vs Sound Geographies
trasformazioni / transformations
108 Maurizio Petrangeli, Isolarchitetti: tra conservazione e innovazione. Ampliamento e restauro del Museo Egizio, Torino / Isolarchitetti: between Preservation and Innovation. Extension and Restaurastion of the Egyptian Museum in Turin
Catastrofi / Disasters otherwhere
114 Marzia Marandola L’unicità del viadotto sul Polcevera / The Unicity of the Viaduct on the Polcevera
Colofon / Colophon
120
Editoriale / Editorial
4 Gabriele De Giorgi, Trasformare il paesaggio con le procedure della metamorfosi / Design the landscapee with metamorphosis procedures
Contributi / Contributions
ARTE, ARCHITETTURE, TOPOLOGIE TERRITORIALI E URBANE / ART, ARCHITECTURES,TERRITORIAL AND URBAN TOPOLOGIES, a cura di / edited by Marcello Pazzaglini
10 Marcello Pazzaglini, Oltre la Land Art / Beyond Land Art
18 Alessandra Muntoni, Marcello Pazzaglini, Studio Metamorph, Interpretazioni di paesaggio. Gli Appennini parco d’Europa / The Appennines Park of Europe
22 Alessandra Muntoni, Marcello Pazzaglini, Studio Metamorph, Verso il Piano particolareggiato dei Ghezzi, Chioggia / Toward the detailed plan of Ghezzi, Chioggia
26 Fabiano Micocci, Il modello geografico di Le Corbusier / Le Corbusier’s geographic model
32 Leone Spita, Le nuove vie della seta. Processo di ristrutturazione mondiale / The new silk ways. A global restructuring process
40 Antonello Alici, La grande Helsinki / Greater Helsinki
48 Roberta Lucente, Stad van de Toekomst, Prove di futuro per la città europea / Stad van deToekomst, Experiments of future for the european city
60 Mario Ferrari, Londra VNEB, é questo il futuro della rigenerazione urbana? / London VNEB, is this the future of urbaqn regeneration?
70 Cristina Imbroglini, Guendalina Salimei, Geografie d’acqua. Paesaggi ad Hanoi / Water Geographies. Landscapes of Hanoi
78 Carles Llopp, Jornet Lllopp Pastor, Cristina Tartari Tasca, Il progetto del passante di Bologna: verso un parco territoriale. Esplorare e rigenerare attraverso le infrastrutture / The project of the passer of Bologna: toward a territorial park. Explore the regeneration through the infrastructure
86 Nicoletta Trasi, Chanel tesse la tela alle perte di Parigi. Il nuovo Centro di arte e mestieri di Rudy Ricciotti / Chanel Weawes its web at the gates of Paris / Rudy Ricciotti’s design for Chanell Art and Craft’s Center
RUBRICHE / COLUMNS
territori digitali / digital
96 Rosalba Belibani, Geografia digitale. Dalla cartografia statica alla digitografia dinamica / From static Cartography to dynamic Digitography
Intersezioni linguistiche / Language’s intersections
102 Ida Recchia, Scegliere il suono. Architetture sonore vs geografie sonore / Choosing Sound. Sound Architecture vs Sound Geographies
trasformazioni / transformations
108 Maurizio Petrangeli, Isolarchitetti: tra conservazione e innovazione. Ampliamento e restauro del Museo Egizio, Torino / Isolarchitetti: between Preservation and Innovation. Extension and Restaurastion of the Egyptian Museum in Turin
Catastrofi / Disasters otherwhere
114 Marzia Marandola L’unicità del viadotto sul Polcevera / The Unicity of the Viaduct on the Polcevera
Colofon / Colophon
120
Abstract:
PROGETTARE IL PAESAGGIO CON LE PROCEDURE DELLA METAMORFOSI
di Gabriele De Giorgi
Un tema centrale dell’architettura-paesaggio di cui abbiamo parlato nel n. 02 di questa rivista è quello dell’incidenza dell’opera architettonica nella trasformazione del paesaggio. E qui possiamo dire di assistere a una svolta clamorosa. Ricordiamo infatti come col Movimento Moderno questo rapporto fosse a dir poco indifferente, esclusi pochissimi esempi appartenenti alle opere aaltiane o vrightiane. La sua chiave antistorica e tutta funzionalista escludeva le culture e le strutture dei contesti. Così fecero anche l’International Style e i suoi derivati. La svolta, nata soprattutto agli inizi del XXI secolo in considerazione delle recenti trasformazioni dei territori e delle città nella dimensione geografica, consiste in primo luogo nell’aver posto al centro della progettazione proprio il paesaggio nelle sue infinite variazioni; in seconda istanza nell’aver promosso la nuova categoria progettuale del transfer.
PROGETTARE IL PAESAGGIO CON LE PROCEDURE DELLA METAMORFOSI
di Gabriele De Giorgi
Un tema centrale dell’architettura-paesaggio di cui abbiamo parlato nel n. 02 di questa rivista è quello dell’incidenza dell’opera architettonica nella trasformazione del paesaggio. E qui possiamo dire di assistere a una svolta clamorosa. Ricordiamo infatti come col Movimento Moderno questo rapporto fosse a dir poco indifferente, esclusi pochissimi esempi appartenenti alle opere aaltiane o vrightiane. La sua chiave antistorica e tutta funzionalista escludeva le culture e le strutture dei contesti. Così fecero anche l’International Style e i suoi derivati. La svolta, nata soprattutto agli inizi del XXI secolo in considerazione delle recenti trasformazioni dei territori e delle città nella dimensione geografica, consiste in primo luogo nell’aver posto al centro della progettazione proprio il paesaggio nelle sue infinite variazioni; in seconda istanza nell’aver promosso la nuova categoria progettuale del transfer.
Abstract:
DESIGN THE LANDSCAPE WITH METAMORPHOSIS PROCEDURES
by Gabriele De Giorgi
A central theme of landscape architecture is that of the incidence of architectural work in the transformation of the landscape. And here we can say to witness a sensational change. In fact, we recall that with the Modern Movement this relationship was nothing short of indifferent, excluding very few examples belonging to Aaltian or Wrightian works. Its anti-historical and completely functionalist key excluded the cultures and structures of the contexts. That did the International Style and its derivatives. The turning point, born above all at the beginning of the XXI century in consideration of the recent transformations of the territories and the cities in the geographical dimension, consists in the first place in having placed at the center of the design precisely the landscape in its infinite variations; secondly, in having promoted the new transfer design category.
DESIGN THE LANDSCAPE WITH METAMORPHOSIS PROCEDURES
by Gabriele De Giorgi
A central theme of landscape architecture is that of the incidence of architectural work in the transformation of the landscape. And here we can say to witness a sensational change. In fact, we recall that with the Modern Movement this relationship was nothing short of indifferent, excluding very few examples belonging to Aaltian or Wrightian works. Its anti-historical and completely functionalist key excluded the cultures and structures of the contexts. That did the International Style and its derivatives. The turning point, born above all at the beginning of the XXI century in consideration of the recent transformations of the territories and the cities in the geographical dimension, consists in the first place in having placed at the center of the design precisely the landscape in its infinite variations; secondly, in having promoted the new transfer design category.
Abstract:
OLTRE LA LAND ART
di Marcello Pazzaglini
Se ci si prefigge di il territorio nella sua dimensione geografica, occorre intrecciare la Land Art con l’architettura. La natura è sempre in movimento e il disegno del territorio è un antico desiderio connaturato nell’umanità. L’uomo è sempre intervenuto su di essa: prima con i tracciati delle migrazioni, poi con il complesso delle infrastrutture della mobilità, col paesaggio agricolo, con la regolazione delle acque, con la scienza geografica. La geografia descrive i territori con un processo di sintesi producendo delle mappe. Tullio Pericoli ha dipinto paesaggi interpretandolo con la creazione di nuovi segni. La Land Art ha modellato nella natura segno a grande scala. Ma per progettare un territorio a consumo zero occorre una arte geografica che sappia utilizzare i “segni compressi” dei materiali offerti dalla natura (le acque, il verde, i rilievi, i paesaggi agricoli, la trama delle arterie stradale, i percorsi dei venti) sintetizzandole in una nuova forma d’arte che ha nel metamorfismo la chiave teorica e progettuale.
OLTRE LA LAND ART
di Marcello Pazzaglini
Se ci si prefigge di il territorio nella sua dimensione geografica, occorre intrecciare la Land Art con l’architettura. La natura è sempre in movimento e il disegno del territorio è un antico desiderio connaturato nell’umanità. L’uomo è sempre intervenuto su di essa: prima con i tracciati delle migrazioni, poi con il complesso delle infrastrutture della mobilità, col paesaggio agricolo, con la regolazione delle acque, con la scienza geografica. La geografia descrive i territori con un processo di sintesi producendo delle mappe. Tullio Pericoli ha dipinto paesaggi interpretandolo con la creazione di nuovi segni. La Land Art ha modellato nella natura segno a grande scala. Ma per progettare un territorio a consumo zero occorre una arte geografica che sappia utilizzare i “segni compressi” dei materiali offerti dalla natura (le acque, il verde, i rilievi, i paesaggi agricoli, la trama delle arterie stradale, i percorsi dei venti) sintetizzandole in una nuova forma d’arte che ha nel metamorfismo la chiave teorica e progettuale.
Abstract:
BEYOND THE LAND ART
by Marcello Pazzaglini
If you want to shape the territory in its geographical dimension, you need to start from the Land Art to imagine a geographical art. Nature is always on the move and the design of the territory is an ancient desire inherent in humanity. Man has always intervened on it: first with the routes of migration, then with the complex of mobility infrastructures, with the agricultural landscape, with the regulation of water, with geographical science. The geography describes the territories with a synthesis process producing maps. Tullio Pericoli has painted landscapes interpreting it with the creation of new signs. The Land Art has shaped the large-scale sign in nature. But to design a zero-consumption area you need a geographical art that knows how to use the “compressed signs” of the materials offered by nature (the waters, the greenery, the hills, the agricultural landscapes, the texture of the arteries, the wind routes) synthesizing them into a new art form that has the theoretical and design key in metamorphism.
BEYOND THE LAND ART
by Marcello Pazzaglini
If you want to shape the territory in its geographical dimension, you need to start from the Land Art to imagine a geographical art. Nature is always on the move and the design of the territory is an ancient desire inherent in humanity. Man has always intervened on it: first with the routes of migration, then with the complex of mobility infrastructures, with the agricultural landscape, with the regulation of water, with geographical science. The geography describes the territories with a synthesis process producing maps. Tullio Pericoli has painted landscapes interpreting it with the creation of new signs. The Land Art has shaped the large-scale sign in nature. But to design a zero-consumption area you need a geographical art that knows how to use the “compressed signs” of the materials offered by nature (the waters, the greenery, the hills, the agricultural landscapes, the texture of the arteries, the wind routes) synthesizing them into a new art form that has the theoretical and design key in metamorphism.
Abstract:
INTERPRETAZIONI DI PAESAGGIO APPENNINO PARCO DI EUROPA, 2004
di Alessandra Muntoni e Marcello Pazzaglini, Studio Metamorph
con Flavio Mangione, Pamela Martella, Antonio Romano
Presentato al Concorso europeo, si tratta di un progetto di sistemi complessi formali e funzionali per armonizzare il paesaggio intorno al comune di Pietramontecorvino, nella campagna pugliese intorno a Foggia. Puglia: rimodella il verde delle aree boschive e agricole, risana i ridisegna i percorsi viari intorno al borgo e le zone di sosta, mette in evidenza il sistema delle memorie storiche, individua le località adatte per gli insediamenti di fabbriche verdi e centrali fotovoltaiche, giardini tematici, piantumazione di nuove alberature. Individua i corridoi del vento nell’organizzazione a fasce del territorio, riequilibra il disegno delle aree agricole. Ispirandosi al mutare delle tonalità dei colori al mutare delle stagioni e ai riti processionali ancora vivi nella cultura locale, mette in sinergia tradizione e innovazione.
INTERPRETAZIONI DI PAESAGGIO APPENNINO PARCO DI EUROPA, 2004
di Alessandra Muntoni e Marcello Pazzaglini, Studio Metamorph
con Flavio Mangione, Pamela Martella, Antonio Romano
Presentato al Concorso europeo, si tratta di un progetto di sistemi complessi formali e funzionali per armonizzare il paesaggio intorno al comune di Pietramontecorvino, nella campagna pugliese intorno a Foggia. Puglia: rimodella il verde delle aree boschive e agricole, risana i ridisegna i percorsi viari intorno al borgo e le zone di sosta, mette in evidenza il sistema delle memorie storiche, individua le località adatte per gli insediamenti di fabbriche verdi e centrali fotovoltaiche, giardini tematici, piantumazione di nuove alberature. Individua i corridoi del vento nell’organizzazione a fasce del territorio, riequilibra il disegno delle aree agricole. Ispirandosi al mutare delle tonalità dei colori al mutare delle stagioni e ai riti processionali ancora vivi nella cultura locale, mette in sinergia tradizione e innovazione.
Abstract:
LANDSCAPE INTERPRETATIONS. APENNINES PARK OF EUROPE, 2004
by Alessandra Muntoni and Marcello Pazzaglini, Studio Metamorph
with Flavio Mangione, Pamela Martella, Antonio Romano
Presented at the European Competition, it is a project of complex formal and functional systems to harmonize the landscape around the town of Pietramontecorvino, in the Puglia countryside around Foggia. Puglia: remodels the green of the wooded and agricultural areas, reorganises the roads around the village and the rest areas, highlights the system of historical memories, identifies the places suitable for settlements of green factories and photovoltaic plants, gardens thematic, planting of new trees. It identifies the wind corridors in the organization of territorial bands, balancing the design of agricultural areas. Inspired by the changing colors of the seasons and the processional rites still alive in the local culture, he brings together tradition and innovation.
LANDSCAPE INTERPRETATIONS. APENNINES PARK OF EUROPE, 2004
by Alessandra Muntoni and Marcello Pazzaglini, Studio Metamorph
with Flavio Mangione, Pamela Martella, Antonio Romano
Presented at the European Competition, it is a project of complex formal and functional systems to harmonize the landscape around the town of Pietramontecorvino, in the Puglia countryside around Foggia. Puglia: remodels the green of the wooded and agricultural areas, reorganises the roads around the village and the rest areas, highlights the system of historical memories, identifies the places suitable for settlements of green factories and photovoltaic plants, gardens thematic, planting of new trees. It identifies the wind corridors in the organization of territorial bands, balancing the design of agricultural areas. Inspired by the changing colors of the seasons and the processional rites still alive in the local culture, he brings together tradition and innovation.
Abstract:
VERSO IL PIANO PARTICOLAREGGIATO DEI GHEZZI – CHIOGGIA (VE) 2010
Alessandra Muntoni, Marcello Pazzaglini, Studio Metamorph
con Cristina Aureli, Lapo Pazzaglini
Il progetto presentato al concorso propone la convergenza tra due strategie per la rigenerazione del paesaggio lagunare del Lusenzo impostato su un nuovo waterfront: la “riconoscibilità” mediante il disegno a grande scala delle rive del grande bacino accanto alla città e la “sostenibilità” del nuovo costruito. L’architettura utilizza tutti gli elementi del luogo, naturali e artificiali: il vento, l’acqua, il sole, il suolo, le maglie viarie, i ponti, le trame edilizie. Il sistema dell’acqua e del verde viene rimodellato con una maglia geometrica che caratterizza il concept e collega le due rive del bacino idrico sottili congegni eolici (alberi fotovoltaici) che funzionano da traguardi. Il nuovo habitat, posto sulla riva ovest, è formato dalla sequenza di quattro “zolle residenziali” a quattro piani raccordate con giardini e un sistema di case basse a un piano sui bordi del canale che sbocca in una darsena. La centrale decentrata alimenta il fabbisogno di energia.
VERSO IL PIANO PARTICOLAREGGIATO DEI GHEZZI – CHIOGGIA (VE) 2010
Alessandra Muntoni, Marcello Pazzaglini, Studio Metamorph
con Cristina Aureli, Lapo Pazzaglini
Il progetto presentato al concorso propone la convergenza tra due strategie per la rigenerazione del paesaggio lagunare del Lusenzo impostato su un nuovo waterfront: la “riconoscibilità” mediante il disegno a grande scala delle rive del grande bacino accanto alla città e la “sostenibilità” del nuovo costruito. L’architettura utilizza tutti gli elementi del luogo, naturali e artificiali: il vento, l’acqua, il sole, il suolo, le maglie viarie, i ponti, le trame edilizie. Il sistema dell’acqua e del verde viene rimodellato con una maglia geometrica che caratterizza il concept e collega le due rive del bacino idrico sottili congegni eolici (alberi fotovoltaici) che funzionano da traguardi. Il nuovo habitat, posto sulla riva ovest, è formato dalla sequenza di quattro “zolle residenziali” a quattro piani raccordate con giardini e un sistema di case basse a un piano sui bordi del canale che sbocca in una darsena. La centrale decentrata alimenta il fabbisogno di energia.
Abstract:
TOWARDS THE DETAILED PLAN OF GHEZZI – CHIOGGIA (VE) 2010
Alessandra Muntoni, Marcello Pazzaglini, Studio Metamorph
with Cristina Aureli, Lapo Pazzaglini
The project presented in the competition proposes the convergence of two strategies for the regeneration of Lusenzo Lagoon waterfront: the “recognizability” through the large-scale design of the banks of the great basin and “sustainability” of the new built on the other side of Chioggia. The architecture uses all the natural and artificial elements of the place: the wind, the water, the sun, the soil, the roads, the bridges, ancient buildings. The water and green system are reshaped with a geometric grid that characterizes the concept and connects the two banks of the water basin with thin wind power devices (photovoltaic trees) as artistic targets. The new habitat, located on the west bank, is formed by the sequence of 4 four-store residential clusters connected with gardens and a system of low single-store houses on the edges of the canal that flows into a dock. The power plant feeds the energy needs.
TOWARDS THE DETAILED PLAN OF GHEZZI – CHIOGGIA (VE) 2010
Alessandra Muntoni, Marcello Pazzaglini, Studio Metamorph
with Cristina Aureli, Lapo Pazzaglini
The project presented in the competition proposes the convergence of two strategies for the regeneration of Lusenzo Lagoon waterfront: the “recognizability” through the large-scale design of the banks of the great basin and “sustainability” of the new built on the other side of Chioggia. The architecture uses all the natural and artificial elements of the place: the wind, the water, the sun, the soil, the roads, the bridges, ancient buildings. The water and green system are reshaped with a geometric grid that characterizes the concept and connects the two banks of the water basin with thin wind power devices (photovoltaic trees) as artistic targets. The new habitat, located on the west bank, is formed by the sequence of 4 four-store residential clusters connected with gardens and a system of low single-store houses on the edges of the canal that flows into a dock. The power plant feeds the energy needs.
Abstract:
LA MAPPA DEL MEDITERRANEO DI LE CORBUSIER
di Gianluca Micocci
La geografia si costituisce come una visione speculare del mondo che lo interpreta e lo trasforma. Il geografo Franco Farinelli specifica, infatti, che la geografia produce modelli che costruiscono il mondo piuttosto che descrizioni che lo spiegano. Allontanandosi da ogni atteggiamento positivista, Ludwig Wittgenstein spiega che tale modello non è altro che un’immagine del mondo, spesso priva di un riscontro accurato dello stato dei luoghi, che soggiace a ogni ulteriore atto conoscitivo.
LA MAPPA DEL MEDITERRANEO DI LE CORBUSIER
di Gianluca Micocci
La geografia si costituisce come una visione speculare del mondo che lo interpreta e lo trasforma. Il geografo Franco Farinelli specifica, infatti, che la geografia produce modelli che costruiscono il mondo piuttosto che descrizioni che lo spiegano. Allontanandosi da ogni atteggiamento positivista, Ludwig Wittgenstein spiega che tale modello non è altro che un’immagine del mondo, spesso priva di un riscontro accurato dello stato dei luoghi, che soggiace a ogni ulteriore atto conoscitivo.
Abstract:
MEDITERRANEAN MAP OF LE CORBUSIER
by Gianluca Micocci
Geography can be considered as a specular vision of the world that is able to interpret and transform it. The geographer Franco Farinelli clarifies, in fact, that geography produces models that build the world rather than descriptions that explain it. Moving away from any positivist approach, Ludwig Wittgenstein points out that such a model is nothing else than an image of the world, often lacking in an accurate survey of the features of the land, which antecedes any further cognitive act.
MEDITERRANEAN MAP OF LE CORBUSIER
by Gianluca Micocci
Geography can be considered as a specular vision of the world that is able to interpret and transform it. The geographer Franco Farinelli clarifies, in fact, that geography produces models that build the world rather than descriptions that explain it. Moving away from any positivist approach, Ludwig Wittgenstein points out that such a model is nothing else than an image of the world, often lacking in an accurate survey of the features of the land, which antecedes any further cognitive act.
Abstract:
LE NUOVE VIE DELLA SETA. PROCESSO DI RISTRUTTURAZIONE MONDIALE
di Leone Spita
BRI, acronimo di Belt and Roar Initiative, è il più grande processo globale del XXI secolo, una via commerciale tra Oriente e Occidente che collegherà le due estremità del continente eurasiatico. L’aggettivo global non è usato a caso, perché il “continente cinese”, accantonato il ruolo di fabbrica del mondo con Manodopera a basso costo, vuole diventare il protagonista della nuova globalizzazione. Si tratta di un progetto d’espansione politica, infrastrutturale ed economica che segue una direttrice via terra (road) e una marittima (belt). Le ricadute architettoniche saranno molto importanti, non solo perché il ciclopico progetto, che ricollega i mercati cinesi al Sud-Est asiatico, al Mar Caspio e al Mar Nero, alla regione araba, all’Africa e all’Europa, prevede la costruzione autostrade, oleodotti, collegamenti ferroviari ad alta velocità, infrastrutture per telecomunicazioni, ma anche di stazioni, porti, aeroporti, parchi industriali. La comunità degli architetti non può rimanere indifferente o esclusa da un cambiamento epocale e deve contribuire ad elaborare un paradigma che imponga un impatto virtuoso sull’ambiente, sulle città, sulle esigenze sociali.
LE NUOVE VIE DELLA SETA. PROCESSO DI RISTRUTTURAZIONE MONDIALE
di Leone Spita
BRI, acronimo di Belt and Roar Initiative, è il più grande processo globale del XXI secolo, una via commerciale tra Oriente e Occidente che collegherà le due estremità del continente eurasiatico. L’aggettivo global non è usato a caso, perché il “continente cinese”, accantonato il ruolo di fabbrica del mondo con Manodopera a basso costo, vuole diventare il protagonista della nuova globalizzazione. Si tratta di un progetto d’espansione politica, infrastrutturale ed economica che segue una direttrice via terra (road) e una marittima (belt). Le ricadute architettoniche saranno molto importanti, non solo perché il ciclopico progetto, che ricollega i mercati cinesi al Sud-Est asiatico, al Mar Caspio e al Mar Nero, alla regione araba, all’Africa e all’Europa, prevede la costruzione autostrade, oleodotti, collegamenti ferroviari ad alta velocità, infrastrutture per telecomunicazioni, ma anche di stazioni, porti, aeroporti, parchi industriali. La comunità degli architetti non può rimanere indifferente o esclusa da un cambiamento epocale e deve contribuire ad elaborare un paradigma che imponga un impatto virtuoso sull’ambiente, sulle città, sulle esigenze sociali.
Abstract:
THE NEW SILK WAYS. A GLOBAL RISTRUCTURING PROCESS
by Leone Spita
BRI is a Cronim for Belt and Road Initiative, the largest project at a global level of the 21st century, being a commercial path betweeen Est and West that is envisaged to join opposite side of the Asian Continent. Speaking about global project is not a random use of the term , because the Cinese Continent, beyond being the global factory with the lowest production costs available, aims and becoming the main character of the new globalisation. It is a projest of expansion of a political, infrstructural and economic point of view that follows a land (road) and a sea (belt) path. Infrastructures have been planned to connect cinese manifacturers and traders to South-Est Asia, the Caspian and the Black Sea, the Arab countries, Africa and Europe. Architecture will benefit as never before. The construction of highways, oil pipelines, high-speed rail connections, telecommunications infrastructure, but also of stations, ports, airports and industrial parks is planned. The community of architects cannot remain indifferent or excluded from an epochal change and must contribute to developing a paradigm that imposes a virtuous impact on the environment, on cities, on social needs.
THE NEW SILK WAYS. A GLOBAL RISTRUCTURING PROCESS
by Leone Spita
BRI is a Cronim for Belt and Road Initiative, the largest project at a global level of the 21st century, being a commercial path betweeen Est and West that is envisaged to join opposite side of the Asian Continent. Speaking about global project is not a random use of the term , because the Cinese Continent, beyond being the global factory with the lowest production costs available, aims and becoming the main character of the new globalisation. It is a projest of expansion of a political, infrstructural and economic point of view that follows a land (road) and a sea (belt) path. Infrastructures have been planned to connect cinese manifacturers and traders to South-Est Asia, the Caspian and the Black Sea, the Arab countries, Africa and Europe. Architecture will benefit as never before. The construction of highways, oil pipelines, high-speed rail connections, telecommunications infrastructure, but also of stations, ports, airports and industrial parks is planned. The community of architects cannot remain indifferent or excluded from an epochal change and must contribute to developing a paradigm that imposes a virtuous impact on the environment, on cities, on social needs.
Abstract:
LA GRANDE HELSINKI
di Antonello Alici
Superato nel 2017 il traguardo dei cento anni d’indipendenza dalla dominazione russa, la Finlandia è protesa al raggiungimento di nuovi prestigiosi obiettivi e, forte della sua posizione strategica tra Oriente e Occidente, si candida ad occupare un posto di primo piano nella mappa mondiale. Al centro di questo processo è il ruolo della sua città capitale, Helsinki, polarità dominante della macroregione che si affaccia sul Golfo di Finlandia, al vertice del triangolo con San Pietroburgo e Tallinn.
LA GRANDE HELSINKI
di Antonello Alici
Superato nel 2017 il traguardo dei cento anni d’indipendenza dalla dominazione russa, la Finlandia è protesa al raggiungimento di nuovi prestigiosi obiettivi e, forte della sua posizione strategica tra Oriente e Occidente, si candida ad occupare un posto di primo piano nella mappa mondiale. Al centro di questo processo è il ruolo della sua città capitale, Helsinki, polarità dominante della macroregione che si affaccia sul Golfo di Finlandia, al vertice del triangolo con San Pietroburgo e Tallinn.
Abstract:
GREATER HELSINKI
by Antonello Alici
Having celebrated its first one hundred years of independence from Russian domination in 2017, Finland is now looking forward to new important achievements and aspires to play a prominent role on the world scene given its strategic position between East and West. As the main pole of the macro-region that looks out onto the Gulf of Finland, at the apex of the triangle that includes Saint Petersburg and Tallinn, its capital city, Helsinki, is bound to play a central role in this process.
GREATER HELSINKI
by Antonello Alici
Having celebrated its first one hundred years of independence from Russian domination in 2017, Finland is now looking forward to new important achievements and aspires to play a prominent role on the world scene given its strategic position between East and West. As the main pole of the macro-region that looks out onto the Gulf of Finland, at the apex of the triangle that includes Saint Petersburg and Tallinn, its capital city, Helsinki, is bound to play a central role in this process.
Abstract:
STAD VAN DE TOEKOMST, PROVE DI FUTURO PER LA CITTÀ EUROPEA
di Roberta Lucente e Roberto Cavallo
La città del futuro è la città in cui trasformazione e sviluppo vanno di pari passo con una concentrazione simultanea su economia, ecologia e dimensione sociale. Pertanto, accanto alla politica, alla pratica ed agli strumenti, le aspirazioni della città e gli approcci di pianificazione necessitano d’incorporare il bene comune, la prospettiva dei cittadini. Di fronte a una complessità sempre crescente, aumenta la convinzione che i network di istituzioni, professionisti, accademici e cittadini debbano incontrarsi per far fronte alle sfide urbane del futuro. Le città olandesi di Amsterdam, Utrecht, Rotterdam. Eindhoven, The Hague (L’Aia) offrono modelli di trasformazione che puntano sulla strategia del libero spazio, l’interscambio infrastrutturale, il valore del paesaggio, l’efficienza nel tempo, la nuova centralità porosa e attraversabile.
STAD VAN DE TOEKOMST, PROVE DI FUTURO PER LA CITTÀ EUROPEA
di Roberta Lucente e Roberto Cavallo
La città del futuro è la città in cui trasformazione e sviluppo vanno di pari passo con una concentrazione simultanea su economia, ecologia e dimensione sociale. Pertanto, accanto alla politica, alla pratica ed agli strumenti, le aspirazioni della città e gli approcci di pianificazione necessitano d’incorporare il bene comune, la prospettiva dei cittadini. Di fronte a una complessità sempre crescente, aumenta la convinzione che i network di istituzioni, professionisti, accademici e cittadini debbano incontrarsi per far fronte alle sfide urbane del futuro. Le città olandesi di Amsterdam, Utrecht, Rotterdam. Eindhoven, The Hague (L’Aia) offrono modelli di trasformazione che puntano sulla strategia del libero spazio, l’interscambio infrastrutturale, il valore del paesaggio, l’efficienza nel tempo, la nuova centralità porosa e attraversabile.
Abstract:
STAD VAN DE TOEKOMST, PROOF OF FUTURE FOR THE EUROPEAN CITY
by Roberta Lucente and Roberto Cavallo
The city of the future is the city in which transformation and development go hand in hand with simultaneous focus on economy, ecology and social dimension. Therefore, next to politics, practices and tools, aspirations of the city and planning approaches need to incorporate the common good, the citizens’ perspective. While confronted with an ever-increasing complexity, there is a growing belief that networks of institutions, professionals, academics and citizens could encounter each other in order to face up the urban challenges of the future. The Dutch cities of Amsterdam, Utrecht, Rotterdam. Eindhoven, The Hague (The Hague) offer models of transformation that focus on free space strategy, infrastructural interchange, landscape value, efficiency over time, porous and traversable centrality eggs.
STAD VAN DE TOEKOMST, PROOF OF FUTURE FOR THE EUROPEAN CITY
by Roberta Lucente and Roberto Cavallo
The city of the future is the city in which transformation and development go hand in hand with simultaneous focus on economy, ecology and social dimension. Therefore, next to politics, practices and tools, aspirations of the city and planning approaches need to incorporate the common good, the citizens’ perspective. While confronted with an ever-increasing complexity, there is a growing belief that networks of institutions, professionals, academics and citizens could encounter each other in order to face up the urban challenges of the future. The Dutch cities of Amsterdam, Utrecht, Rotterdam. Eindhoven, The Hague (The Hague) offer models of transformation that focus on free space strategy, infrastructural interchange, landscape value, efficiency over time, porous and traversable centrality eggs.
Abstract:
LONDRA / VNEB. È QUESTO IL FUTURO DELLA RIGENERAZIONE URBANA?
di Mario Ferrari
All’apice della sua ascesa a capitale mondiale della finanza Londra si trova di fronte ad un evento inatteso. Il voto per la “Brexit” è certamente un una dichiarazione degli inglesi contro l’Europa, ma anche contro la capitale. Isola nell’isola, la cosmopolita Londra non rappresenta più la tradizionale Inghilterra, come dimostra la distribuzione dei leave e dei remain nel referendum del 2016. Uno dei motivi che ha spinto il popolo inglese a votare per l’uscita dall’Unione Europea è stata la crescente concentrazione degli investimenti pubblici sulle opere londinesi ritenute costose, talvolta frivole. Negli ultimi 16 anni Londra ha cessato di crescere per strati e si è andata accumulando intorno a poli di aggregazione trasformando zone industriali in disuso, come nel Tate Modern District o a Battersea.
LONDRA / VNEB. È QUESTO IL FUTURO DELLA RIGENERAZIONE URBANA?
di Mario Ferrari
All’apice della sua ascesa a capitale mondiale della finanza Londra si trova di fronte ad un evento inatteso. Il voto per la “Brexit” è certamente un una dichiarazione degli inglesi contro l’Europa, ma anche contro la capitale. Isola nell’isola, la cosmopolita Londra non rappresenta più la tradizionale Inghilterra, come dimostra la distribuzione dei leave e dei remain nel referendum del 2016. Uno dei motivi che ha spinto il popolo inglese a votare per l’uscita dall’Unione Europea è stata la crescente concentrazione degli investimenti pubblici sulle opere londinesi ritenute costose, talvolta frivole. Negli ultimi 16 anni Londra ha cessato di crescere per strati e si è andata accumulando intorno a poli di aggregazione trasformando zone industriali in disuso, come nel Tate Modern District o a Battersea.
Abstract:
LONDON / VNEB. IS THIS THE FUTURE OF THE URBAN REGENERATION?
by Mario Ferrari
At the top of its success, London is facing an unpredictable event. Brexit is at the same time a declaration against the EU and the world capital of finance. Some of the reasons for the victory of the “leave” on the “remain”, seat in the growing anger for the expensive public infrastructures which London has funded.
What the leave voters did not understand is how important were those investment to attract foreign capitals on Britain’s soil. Indeed, each financial earthquake takes a considerable change in the form of a city and this is what is happening to London. The urban growth of London is troubled. Unlike most of the European capital cities, London missed his date with history. In the last 16 years, London has ceased to grow in layers and has accumulated around aggregation poles, transforming disused industrial areas, like the Tate Modern District or Battersea
LONDON / VNEB. IS THIS THE FUTURE OF THE URBAN REGENERATION?
by Mario Ferrari
At the top of its success, London is facing an unpredictable event. Brexit is at the same time a declaration against the EU and the world capital of finance. Some of the reasons for the victory of the “leave” on the “remain”, seat in the growing anger for the expensive public infrastructures which London has funded.
What the leave voters did not understand is how important were those investment to attract foreign capitals on Britain’s soil. Indeed, each financial earthquake takes a considerable change in the form of a city and this is what is happening to London. The urban growth of London is troubled. Unlike most of the European capital cities, London missed his date with history. In the last 16 years, London has ceased to grow in layers and has accumulated around aggregation poles, transforming disused industrial areas, like the Tate Modern District or Battersea
Abstract:
GEOGRAFIE D’ACQUA. PAESAGGI DI HANOI
di Cristina Imbroglini e Guendalina Salimei
Hanoi, da Hà (“corso d’acqua”) e ņôi (“in mezzo”), è una città d’acqua. Hanoi, la capitale del Vietnam posta a Nord del paese, è una città che nasce sul delta del fiume Rosso, sebbene, nel corso dei secoli, abbia progressivamente trasformato aree d’acqua in luoghi di terra, utili per la propria espansione, e sebbene abbia aumento la densità dei vuoti tra l’edificato, congestionando l’originario rapporto tra vuoti, pieni e acqua, resta una città d’acqua. L’aspetto che qualifica questa città come un luogo dalle caratteristiche del tutto straordinarie è il rapporto che essa instaura con l’acqua. In particolare, coi i laghi sopravvissuti al paesaggio paludoso del delta del Fiume Rosso, dove si perpetua una lunga stria di convivenza e simbiosi tra insediamenti e bacini idrici.
GEOGRAFIE D’ACQUA. PAESAGGI DI HANOI
di Cristina Imbroglini e Guendalina Salimei
Hanoi, da Hà (“corso d’acqua”) e ņôi (“in mezzo”), è una città d’acqua. Hanoi, la capitale del Vietnam posta a Nord del paese, è una città che nasce sul delta del fiume Rosso, sebbene, nel corso dei secoli, abbia progressivamente trasformato aree d’acqua in luoghi di terra, utili per la propria espansione, e sebbene abbia aumento la densità dei vuoti tra l’edificato, congestionando l’originario rapporto tra vuoti, pieni e acqua, resta una città d’acqua. L’aspetto che qualifica questa città come un luogo dalle caratteristiche del tutto straordinarie è il rapporto che essa instaura con l’acqua. In particolare, coi i laghi sopravvissuti al paesaggio paludoso del delta del Fiume Rosso, dove si perpetua una lunga stria di convivenza e simbiosi tra insediamenti e bacini idrici.
Abstract:
WATER GEOGRAPHIES. LANDSCAPES OF HANOI
by Cristina Imbroglini and Guendalina Salimei
Hanoi, from Hà (“waterway”) and ņôi (“in the middle”), is a city of water. Hanoi, the capital of Vietnam, located in the north of the county, is a city that was born on the delta of the Red River, despite the fact that over the centuries it has gradually transformed areas of water into places of land utilized for its expansion, and despite the fact that it has increased the density of voids among its built up areas, congesting its original relationship between empty, full and water, it remains a city of water. The relationship between city and water qualifies the extraordinary characteristics of Hanoi. Particularly the lakes, that survived the swampy landscape of the Red River Delta, perpetuated cohabitation and symbiosis between settlements and water basins.
WATER GEOGRAPHIES. LANDSCAPES OF HANOI
by Cristina Imbroglini and Guendalina Salimei
Hanoi, from Hà (“waterway”) and ņôi (“in the middle”), is a city of water. Hanoi, the capital of Vietnam, located in the north of the county, is a city that was born on the delta of the Red River, despite the fact that over the centuries it has gradually transformed areas of water into places of land utilized for its expansion, and despite the fact that it has increased the density of voids among its built up areas, congesting its original relationship between empty, full and water, it remains a city of water. The relationship between city and water qualifies the extraordinary characteristics of Hanoi. Particularly the lakes, that survived the swampy landscape of the Red River Delta, perpetuated cohabitation and symbiosis between settlements and water basins.
Abstract:
IL PROGETTO DEL PASSANTE DI BOLOGNA: VERSO UN PARCO TERRITORIALE. ESPLORARE E RIGENERARE ATTRAVERSO LE INFRASTRUTTURE.
di Carles Llop – Jornet Llop Pastor Slp (Barcellona), Cristina Tartari – Tasca studio architetti associati (Bologna)
La parola “infrastruttura” evoca diverse componenti urbane. In una prospettiva più ampia, l’infrastruttura si riferisce anche alla capacità di gestire un particolare servizio e persino una organizzazione: è un concetto sistemico che coinvolge componenti e relazioni, nonché l’idea implicita del management. Le infrastrutture non si collocano soltanto nel sottosuolo ma s’intrecciano con lo spazio urbano: sono un supporto materiale e artificiale. Le principali componenti dello spazio urbano e territoriale possono essere sintetizzate in: morfologia, struttura, metabolismo, paesaggio, reti e tempo. L’area metropolitana di Bologna, con 1 milione di abitanti, rappresenta la cerniera geografica del sistema dei trasporti italiani per i collegamenti nord-sud, sia per quanto riguarda la rete ferroviaria che quella autostradale. L’infrastruttura è stata immaginata come il Parco Territoriale della Tangenziale: un mosaico formato da progetti diversi (Porte, Passaggi, Percorsi, Parchi, Opere d’Arte) per riconfigurare nuove geografie e connessioni tra territori fisicamente contigui, ma tra loro sempre distanti a causa di diversi ostacoli.
IL PROGETTO DEL PASSANTE DI BOLOGNA: VERSO UN PARCO TERRITORIALE. ESPLORARE E RIGENERARE ATTRAVERSO LE INFRASTRUTTURE.
di Carles Llop – Jornet Llop Pastor Slp (Barcellona), Cristina Tartari – Tasca studio architetti associati (Bologna)
La parola “infrastruttura” evoca diverse componenti urbane. In una prospettiva più ampia, l’infrastruttura si riferisce anche alla capacità di gestire un particolare servizio e persino una organizzazione: è un concetto sistemico che coinvolge componenti e relazioni, nonché l’idea implicita del management. Le infrastrutture non si collocano soltanto nel sottosuolo ma s’intrecciano con lo spazio urbano: sono un supporto materiale e artificiale. Le principali componenti dello spazio urbano e territoriale possono essere sintetizzate in: morfologia, struttura, metabolismo, paesaggio, reti e tempo. L’area metropolitana di Bologna, con 1 milione di abitanti, rappresenta la cerniera geografica del sistema dei trasporti italiani per i collegamenti nord-sud, sia per quanto riguarda la rete ferroviaria che quella autostradale. L’infrastruttura è stata immaginata come il Parco Territoriale della Tangenziale: un mosaico formato da progetti diversi (Porte, Passaggi, Percorsi, Parchi, Opere d’Arte) per riconfigurare nuove geografie e connessioni tra territori fisicamente contigui, ma tra loro sempre distanti a causa di diversi ostacoli.
Abstract:
THE BOLOGNA PASSANTE PROJECT: TOWARDS A TERRITORIAL PARK. EXPLORE AND REGENERATE THROUGH THE INFRASTRUCTURE.
by Carles Llop – Jornet Llop Pastor Slp (Barcelona), Cristina Tartari – Tasca studio architetti associati (Bologna)
The word “infrastructure” evokes different urban components. In a broader perspective, the infrastructure also refers to the ability to organize and manage: it is a systemic concept that involves components and relationships, as well as the implicit idea of management. The infrastructures are not only located underground but intertwine with the urban space: they are a material and artificial support. The main components of urban and territorial space can be summarized as: morphology, structure, metabolism, landscape, networks and time. The metropolitan area of Bologna, with 1 million inhabitants, is the geographical hinge of the Italian transport system for north-south connections, both in terms of the railway network and the motorway network. The infrastructure was imagined as the Tangenziale Territorial Park: a mosaic made up of different projects (Doors, Passages, Paths, Parks, Works of Art) to reconfigure new geographies and connections between physically contiguous territories, but always distant from one another due to various obstacles.
THE BOLOGNA PASSANTE PROJECT: TOWARDS A TERRITORIAL PARK. EXPLORE AND REGENERATE THROUGH THE INFRASTRUCTURE.
by Carles Llop – Jornet Llop Pastor Slp (Barcelona), Cristina Tartari – Tasca studio architetti associati (Bologna)
The word “infrastructure” evokes different urban components. In a broader perspective, the infrastructure also refers to the ability to organize and manage: it is a systemic concept that involves components and relationships, as well as the implicit idea of management. The infrastructures are not only located underground but intertwine with the urban space: they are a material and artificial support. The main components of urban and territorial space can be summarized as: morphology, structure, metabolism, landscape, networks and time. The metropolitan area of Bologna, with 1 million inhabitants, is the geographical hinge of the Italian transport system for north-south connections, both in terms of the railway network and the motorway network. The infrastructure was imagined as the Tangenziale Territorial Park: a mosaic made up of different projects (Doors, Passages, Paths, Parks, Works of Art) to reconfigure new geographies and connections between physically contiguous territories, but always distant from one another due to various obstacles.
Abstract:
GEOGRAFIA DIGITALE. DALLA CARTOGRAFIA STATICA ALLA DIGITOGRAFIA DINAMICA.
di Rosalba Belibani
La riproduzione della geografia, la scienza che studia e descrive la configurazione e i fenomeni della superficie della Terra, costituisce da sempre la nostra rappresentazione del mondo conosciuto e immaginato, pur conducendo, per qualcuno, a una riduzione del mondo. È interessante verificare come la descrizione dello spazio geografico rappresenta la nostra percezione del mondo nelle sue trasformazioni e come questa si declini nell’era ultima digitale.
La geografia come riferimento, indicazione e strumento di lettura del territorio e del movimento, ha modificato sostanzialmente nel tempo i suoi mezzi espressivi senza tradire, però, in nessun modo alcuni assunti specifici. Tra questi si osserva l’apparente, ma non sostanziale trasformazione di alcune caratteristiche: la rappresentazione geografica, la conoscenza espressa come controllo del mondo, il progetto geografico, l’acquisizione delle informazioni tramite il viaggio.
GEOGRAFIA DIGITALE. DALLA CARTOGRAFIA STATICA ALLA DIGITOGRAFIA DINAMICA.
di Rosalba Belibani
La riproduzione della geografia, la scienza che studia e descrive la configurazione e i fenomeni della superficie della Terra, costituisce da sempre la nostra rappresentazione del mondo conosciuto e immaginato, pur conducendo, per qualcuno, a una riduzione del mondo. È interessante verificare come la descrizione dello spazio geografico rappresenta la nostra percezione del mondo nelle sue trasformazioni e come questa si declini nell’era ultima digitale.
La geografia come riferimento, indicazione e strumento di lettura del territorio e del movimento, ha modificato sostanzialmente nel tempo i suoi mezzi espressivi senza tradire, però, in nessun modo alcuni assunti specifici. Tra questi si osserva l’apparente, ma non sostanziale trasformazione di alcune caratteristiche: la rappresentazione geografica, la conoscenza espressa come controllo del mondo, il progetto geografico, l’acquisizione delle informazioni tramite il viaggio.
Abstract:
DIGITAL GEOGRAPHY. FROM STATIC CARTOGRAPHY TO DYNAMIC DIGITOGRAPHY
by Rosalba Belibani
The reproduction of geography, the science that studies and describes the configuration and phenomena of the surface of the Earth, has always represented our representation of the known and imagined world, while leading, for some, to a reduction of the world. It is interesting to see how the description of geographic space represents our perception of the world in its transformations and how this becomes the last digital era.
Geography as a reference, indication and instrument for reading the territory and the movement, has substantially changed its expressive means over time without betraying, however, some specific assumptions. Among these we can see the apparent, but not substantial transformation of some features: the geographical representation, the knowledge expressed as control of the world, the geographic project, the acquisition of information through the journey.
DIGITAL GEOGRAPHY. FROM STATIC CARTOGRAPHY TO DYNAMIC DIGITOGRAPHY
by Rosalba Belibani
The reproduction of geography, the science that studies and describes the configuration and phenomena of the surface of the Earth, has always represented our representation of the known and imagined world, while leading, for some, to a reduction of the world. It is interesting to see how the description of geographic space represents our perception of the world in its transformations and how this becomes the last digital era.
Geography as a reference, indication and instrument for reading the territory and the movement, has substantially changed its expressive means over time without betraying, however, some specific assumptions. Among these we can see the apparent, but not substantial transformation of some features: the geographical representation, the knowledge expressed as control of the world, the geographic project, the acquisition of information through the journey.
Abstract:
SCEGLIERE IL SUONO. ARCHITETTURE SONORE VS GEOGRAFIE SONORE
di Ida Recchia
L’interazione tra il suono e l’architettura, la loro interdipendenza legata all’essenza stessa dello spazio vissuto, che si attraversa e inevitabilmente risuona, ci ricorda che lo spazio non è mai muto. Il suono lo rivela completamente, lo amplia e aggiunge complessità alla visione. Progettare lo spazio vuol dire operare una serie di scelte, partire da alcune condizioni e non da altre, stabilire cosa far risaltare e cosa trasformare con gesti chiari, seppur complessi, ma sempre comprensibili ai fruitori. Se è così allora l’architettura può scegliere il suono? Può farlo emergere nella percezione di uno spazio, indurlo in uno spazio nuovo? L’articolo individua alcune coordinate che hanno descritto nel tempo questo problema fin dall’antichità. Anche nel lavoro degli studi di giovani progettisti si trovano interessanti sperimentazioni improntate sulla ricerca di nuove sensibilità dello spazio che spesso attingono ai concetti del Paesaggio sonoro della scuola canadese di Murray Schafer e trovando rimandi nel lavoro di John Cage o Max Neuhaus.
SCEGLIERE IL SUONO. ARCHITETTURE SONORE VS GEOGRAFIE SONORE
di Ida Recchia
L’interazione tra il suono e l’architettura, la loro interdipendenza legata all’essenza stessa dello spazio vissuto, che si attraversa e inevitabilmente risuona, ci ricorda che lo spazio non è mai muto. Il suono lo rivela completamente, lo amplia e aggiunge complessità alla visione. Progettare lo spazio vuol dire operare una serie di scelte, partire da alcune condizioni e non da altre, stabilire cosa far risaltare e cosa trasformare con gesti chiari, seppur complessi, ma sempre comprensibili ai fruitori. Se è così allora l’architettura può scegliere il suono? Può farlo emergere nella percezione di uno spazio, indurlo in uno spazio nuovo? L’articolo individua alcune coordinate che hanno descritto nel tempo questo problema fin dall’antichità. Anche nel lavoro degli studi di giovani progettisti si trovano interessanti sperimentazioni improntate sulla ricerca di nuove sensibilità dello spazio che spesso attingono ai concetti del Paesaggio sonoro della scuola canadese di Murray Schafer e trovando rimandi nel lavoro di John Cage o Max Neuhaus.
Abstract:
CHOOSE THE SOUND. SOUND ARCHITECTURES VS SOUND GEOGRAPHS
by Ida Recchia
The interaction between sound and architecture, their interdependence linked to the very essence of the lived space, which is crossed and inevitably resonates, reminds us that space is never silent. The sound reveals it completely, expands it and adds complexity to the vision. Designing space means making a series of choices, starting from some conditions and not others, establishing what to bring out and what to transform with clear gestures, even if complex, but always understandable to the users. If so, can architecture choose sound? Can it make it emerge in the perception of a space, induce it into a new space? The article identifies some coordinates that have described this problem since ancient times. Even in the work of the studios of young designers there are interesting experiments based on the search for new sensitivities of space that often draw on the concepts of the Soundscape of the Canadian school of Murray Schafer and finding references in the work of John Cage or Max Neuhaus.
CHOOSE THE SOUND. SOUND ARCHITECTURES VS SOUND GEOGRAPHS
by Ida Recchia
The interaction between sound and architecture, their interdependence linked to the very essence of the lived space, which is crossed and inevitably resonates, reminds us that space is never silent. The sound reveals it completely, expands it and adds complexity to the vision. Designing space means making a series of choices, starting from some conditions and not others, establishing what to bring out and what to transform with clear gestures, even if complex, but always understandable to the users. If so, can architecture choose sound? Can it make it emerge in the perception of a space, induce it into a new space? The article identifies some coordinates that have described this problem since ancient times. Even in the work of the studios of young designers there are interesting experiments based on the search for new sensitivities of space that often draw on the concepts of the Soundscape of the Canadian school of Murray Schafer and finding references in the work of John Cage or Max Neuhaus.
Abstract:
ISOLARCHITETTI: TRA CONSERVAZIONE E INNOVAZIONE. AMPLIAMENTO E RESTAURO DEL MUSEO EGIZIO, TORINO (1982-94)
di Maurizio Petrangeli
Il recente ampliamento e restauro del Museo Egizio di Torino, uno dei più antichi e importanti del mondo per quantità, qualità e valore dei reperti, costituisce l’esito più recente di una lunga ricerca. Isolarchitetti. In collaborazione con Carlo Aymonino e ICIS, lo Studio prosegue il dialogo tra architettura, suolo e sottosuolo che ha avuto inizio con i progetti di Gabetti e Isola a Ivrea e ad Alba negli anni Sessanta e Ottanta. A distanza di cinquant’anni, l’opera prosegue con Saverio Isola, Flavio Bruna, Michele Battaggia, Andrea Bondonio e Stefano Peyretti che, da oltre un decennio, affiancano Aimaro Isola nella sua attività. L’ampliamento del museo Egizio di Torino conferma la validità di quella scelta, sia pure con una notevole differenza. In quelle lontane architetture il terreno veniva esaltato, modellato o scavato, ma testimoniava comunque una scelta di appartenenza e di riscoperta delle storie e dei caratteri del luogo. Nel museo Egizio, viceversa, lo scavo è quasi “obbligato” dalla necessità di ricavare nuovi spazi nel tessuto della città storica, intervenendo sulle volumetrie esistenti pur rispettandone e valorizzandone la presenza in una difficile partita tra la necessità di conservazione e l’istanza di innovazione.
ISOLARCHITETTI: TRA CONSERVAZIONE E INNOVAZIONE. AMPLIAMENTO E RESTAURO DEL MUSEO EGIZIO, TORINO (1982-94)
di Maurizio Petrangeli
Il recente ampliamento e restauro del Museo Egizio di Torino, uno dei più antichi e importanti del mondo per quantità, qualità e valore dei reperti, costituisce l’esito più recente di una lunga ricerca. Isolarchitetti. In collaborazione con Carlo Aymonino e ICIS, lo Studio prosegue il dialogo tra architettura, suolo e sottosuolo che ha avuto inizio con i progetti di Gabetti e Isola a Ivrea e ad Alba negli anni Sessanta e Ottanta. A distanza di cinquant’anni, l’opera prosegue con Saverio Isola, Flavio Bruna, Michele Battaggia, Andrea Bondonio e Stefano Peyretti che, da oltre un decennio, affiancano Aimaro Isola nella sua attività. L’ampliamento del museo Egizio di Torino conferma la validità di quella scelta, sia pure con una notevole differenza. In quelle lontane architetture il terreno veniva esaltato, modellato o scavato, ma testimoniava comunque una scelta di appartenenza e di riscoperta delle storie e dei caratteri del luogo. Nel museo Egizio, viceversa, lo scavo è quasi “obbligato” dalla necessità di ricavare nuovi spazi nel tessuto della città storica, intervenendo sulle volumetrie esistenti pur rispettandone e valorizzandone la presenza in una difficile partita tra la necessità di conservazione e l’istanza di innovazione.
Abstract:
ISOLARCHITECTS: BETWEEN CONSERVATION AND INNOVATION. ENLARGEMENT AND RESTORATION OF THE EGYPTIAN MUSEUM, TURIN (1982-1994)
by Maurizio Petrangeli
The recent expansion and restoration of the Egyptian Museum of Turin, one of the oldest and most important in the world in terms of quantity, quality and value of the finds, is the most recent result of a long research. Isolarchitetti. In collaboration with Carlo Aymonino and ICIS, the Firm continues the dialogue between architecture, soil and subsoil that began with the projects of Gabetti and Isola in Ivrea and Alba in the 1960s and 1980s. Fifty years on, the work continues with Saverio Isola, Flavio Bruna, Michele Battaggia, Andrea Bondonio and Stefano Peyretti who, for over a decade, have been working alongside Aimaro Isola in its activity. The expansion of the Egyptian museum in Turin confirms the validity of that choice, albeit with a noticeable difference. In those distant architectures the land was exalted, modeled or excavated, but it nevertheless testified to a choice of belonging and rediscovery of the stories and characters of the place. In the Egyptian museum, on the other hand, the excavation is almost “forced” by the need to obtain new spaces in the fabric of the historic city, intervening on the existing volumes while respecting and enhancing their presence in a difficult game between the need for conservation and the need for innovation.
ISOLARCHITECTS: BETWEEN CONSERVATION AND INNOVATION. ENLARGEMENT AND RESTORATION OF THE EGYPTIAN MUSEUM, TURIN (1982-1994)
by Maurizio Petrangeli
The recent expansion and restoration of the Egyptian Museum of Turin, one of the oldest and most important in the world in terms of quantity, quality and value of the finds, is the most recent result of a long research. Isolarchitetti. In collaboration with Carlo Aymonino and ICIS, the Firm continues the dialogue between architecture, soil and subsoil that began with the projects of Gabetti and Isola in Ivrea and Alba in the 1960s and 1980s. Fifty years on, the work continues with Saverio Isola, Flavio Bruna, Michele Battaggia, Andrea Bondonio and Stefano Peyretti who, for over a decade, have been working alongside Aimaro Isola in its activity. The expansion of the Egyptian museum in Turin confirms the validity of that choice, albeit with a noticeable difference. In those distant architectures the land was exalted, modeled or excavated, but it nevertheless testified to a choice of belonging and rediscovery of the stories and characters of the place. In the Egyptian museum, on the other hand, the excavation is almost “forced” by the need to obtain new spaces in the fabric of the historic city, intervening on the existing volumes while respecting and enhancing their presence in a difficult game between the need for conservation and the need for innovation.
Abstract:
CHANEL TESSE LA SUA TELA ALLE PORTE DI PARIGI. IL NUOVO CENTRO DI ARTI E MESTIERI DI RUDY RICCIOTTI.
di Nicoletta Trasi
Nel popolare quartiere di Aubervilliers, a Nord di Parigi, Chanel ha installato la sua nuova ‘manifattura della moda’ investendo circa 45 milioni di euro. Il complesso progettato da Rudy Ricciotti sarà completato nel 2020 su una friche industrielle nel XIX arrondissement a cavallo tra Parigi e Aubervilliers e sarà dedicato alle imprese artigiane che lavorano per la celebre casa di moda, raggruppandole in un elegante complesso. L’edificio assomiglia ad uno “scrigno” e ospita ben seicento artigiani in circa 25.000 metri quadrati. Si tratta di un vero e proprio progetto urbano in quanto rientra a pieno titolo nella ZAC Canal a Porte de Aubervilliers e funzionerà come acceleratore degli obiettivi di riqualificare questo settore fortemente degradato. Quest’opera è molto interessante alla scala urbana, ha affermato il sindaco di Parigi Anne Hildalgo, perché “situato nel cuore di un quartiere popolare, rafforza i legami tra i comuni di Parigi e Aubervilliers, contribuendo a costruire la Métropole du Grand Paris”. Anche alla scala architettonica, questo progetto si apprezza per la sua potenza creativa e di innovazione strutturale.
CHANEL TESSE LA SUA TELA ALLE PORTE DI PARIGI. IL NUOVO CENTRO DI ARTI E MESTIERI DI RUDY RICCIOTTI.
di Nicoletta Trasi
Nel popolare quartiere di Aubervilliers, a Nord di Parigi, Chanel ha installato la sua nuova ‘manifattura della moda’ investendo circa 45 milioni di euro. Il complesso progettato da Rudy Ricciotti sarà completato nel 2020 su una friche industrielle nel XIX arrondissement a cavallo tra Parigi e Aubervilliers e sarà dedicato alle imprese artigiane che lavorano per la celebre casa di moda, raggruppandole in un elegante complesso. L’edificio assomiglia ad uno “scrigno” e ospita ben seicento artigiani in circa 25.000 metri quadrati. Si tratta di un vero e proprio progetto urbano in quanto rientra a pieno titolo nella ZAC Canal a Porte de Aubervilliers e funzionerà come acceleratore degli obiettivi di riqualificare questo settore fortemente degradato. Quest’opera è molto interessante alla scala urbana, ha affermato il sindaco di Parigi Anne Hildalgo, perché “situato nel cuore di un quartiere popolare, rafforza i legami tra i comuni di Parigi e Aubervilliers, contribuendo a costruire la Métropole du Grand Paris”. Anche alla scala architettonica, questo progetto si apprezza per la sua potenza creativa e di innovazione strutturale.
Abstract:
CHANEL TESSE ITS CANVAS AT THE DOORS OF PARIS. THE NEW CENTER OF ARTS AND CRAFTS OF RUDY RICCIOTTI.
by Nicoletta Trasi
In the popular Aubervilliers district in the north of Paris, Chanel installed its new ‘fashion factory’ investing around 45 million euros. The complex designed by Rudy Ricciotti will be completed in 2020 on a friche industrielle in the nineteenth arrondissement between Paris and Aubervilliers, will be dedicated to craft businesses working for the famous fashion house, grouping them in this elegant complex. The building resembles a “casket” and houses over six hundred craftsmen in around 25,000 square meters. This is a real urban project as it is fully part of the ZAC Canal at Porte de Aubervilliers and will function as an accelerator of those objectives to redevelop this highly degraded sector. The Mayor of Paris Anne Hildalgo stated that this work is very interesting on the urban scale because, “located in the heart of a popular neighborhood, it strengthens the ties between the municipalities of Paris and Aubervilliers, helping to build the Métropole du Grand Paris”. Even on the architectural scale, this project is appreciated for its creative power and structural innovation.
CHANEL TESSE ITS CANVAS AT THE DOORS OF PARIS. THE NEW CENTER OF ARTS AND CRAFTS OF RUDY RICCIOTTI.
by Nicoletta Trasi
In the popular Aubervilliers district in the north of Paris, Chanel installed its new ‘fashion factory’ investing around 45 million euros. The complex designed by Rudy Ricciotti will be completed in 2020 on a friche industrielle in the nineteenth arrondissement between Paris and Aubervilliers, will be dedicated to craft businesses working for the famous fashion house, grouping them in this elegant complex. The building resembles a “casket” and houses over six hundred craftsmen in around 25,000 square meters. This is a real urban project as it is fully part of the ZAC Canal at Porte de Aubervilliers and will function as an accelerator of those objectives to redevelop this highly degraded sector. The Mayor of Paris Anne Hildalgo stated that this work is very interesting on the urban scale because, “located in the heart of a popular neighborhood, it strengthens the ties between the municipalities of Paris and Aubervilliers, helping to build the Métropole du Grand Paris”. Even on the architectural scale, this project is appreciated for its creative power and structural innovation.
Abstract:
L’UNICITÀ DEL VIADOTTO SUL POLCEVERA
di Marzia Marandola
Dopo il tragico crollo di un tratto del viadotto il 14 agosto 2018, l’opera di Riccardo Morandi, che è stato tra i più importanti progettisti di ponti del Novecento in Italia e nel mondo, è in via di demolizione. L’eccezionalità di quest’opera, così come tante importanti opere dell’ingegneria italiana del secondo dopoguerra, dimostrano che l’Italia, pur uscita sconfitta dal secondo conflitto mondiale, possedesse una capacità imprenditoriale e una sapienza tecnica tali da raggiungere risultati esemplari. Era però imperativo conoscerle bene al fine di conservarla adeguatamente. Molte di esse, soprattutto le opere infrastrutturali, infatti soffrono di un forte degrado e di ammaloramenti diversi, dovuti alla progettazione pionieristica, ma soprattutto all’attuale ambiente fisico divenuto particolarmente inquinante, nonché in condizioni di traffico decisamente esorbitanti quelle di progetto, senza un’adeguata manutenzione. Il viadotto sul Polcevera è stato, e resterà, un capolavoro dell’architettura del Novecento, che proprio per il suo carattere sperimentale necessitava di particolari cure e manutenzioni. La scelta di demolire l’intero viadotto risulta, a mio parere, una scelta frettolosa e onerosa, che preoccupa non solo perché ci priva di un’opera unica, ma perché evidenzia l’estrema fragilità e il rischio che corre l’intero patrimonio di architettura del XX secolo.
L’UNICITÀ DEL VIADOTTO SUL POLCEVERA
di Marzia Marandola
Dopo il tragico crollo di un tratto del viadotto il 14 agosto 2018, l’opera di Riccardo Morandi, che è stato tra i più importanti progettisti di ponti del Novecento in Italia e nel mondo, è in via di demolizione. L’eccezionalità di quest’opera, così come tante importanti opere dell’ingegneria italiana del secondo dopoguerra, dimostrano che l’Italia, pur uscita sconfitta dal secondo conflitto mondiale, possedesse una capacità imprenditoriale e una sapienza tecnica tali da raggiungere risultati esemplari. Era però imperativo conoscerle bene al fine di conservarla adeguatamente. Molte di esse, soprattutto le opere infrastrutturali, infatti soffrono di un forte degrado e di ammaloramenti diversi, dovuti alla progettazione pionieristica, ma soprattutto all’attuale ambiente fisico divenuto particolarmente inquinante, nonché in condizioni di traffico decisamente esorbitanti quelle di progetto, senza un’adeguata manutenzione. Il viadotto sul Polcevera è stato, e resterà, un capolavoro dell’architettura del Novecento, che proprio per il suo carattere sperimentale necessitava di particolari cure e manutenzioni. La scelta di demolire l’intero viadotto risulta, a mio parere, una scelta frettolosa e onerosa, che preoccupa non solo perché ci priva di un’opera unica, ma perché evidenzia l’estrema fragilità e il rischio che corre l’intero patrimonio di architettura del XX secolo.
Abstract:
THE UNIQUE OF THE VIADUCT ON THE POLCEVERA.
by Marzia Marandola
After the tragic collapse of a section of the viaduct on August 14, 2018, the work of Riccardo Morandi, who was among the most important bridge designers of the twentieth century in Italy and in the world, is being demolished. The exceptional nature of this work, as well as many important works of Italian engineering after the Second World War, show that Italy, despite being defeated by the Second World War, possessed an entrepreneurial capacity and technical knowledge able of achieving exemplary results. It was imperative, however, to know them well in order to preserve them properly. Many of them, especially the infrastructural works, in fact suffer from a strong degradation and different deteriorations, due to the pioneering design, but above all to the actual physical environment which has become particularly polluting, as well as in definitely exorbitant traffic conditions those of the project, without a adequate maintenance. The viaduct on the Polcevera was, and will remain, a masterpiece of twentieth-century architecture, which due to its experimental nature needed special care and maintenance. The choice to demolish the entire viaduct is, in my opinion, a hasty and burdensome choice, which worries not only because it deprives us of a unique work, but because it highlights the extreme fragility and the risk that runs the entire heritage of 20th century architecture.
THE UNIQUE OF THE VIADUCT ON THE POLCEVERA.
by Marzia Marandola
After the tragic collapse of a section of the viaduct on August 14, 2018, the work of Riccardo Morandi, who was among the most important bridge designers of the twentieth century in Italy and in the world, is being demolished. The exceptional nature of this work, as well as many important works of Italian engineering after the Second World War, show that Italy, despite being defeated by the Second World War, possessed an entrepreneurial capacity and technical knowledge able of achieving exemplary results. It was imperative, however, to know them well in order to preserve them properly. Many of them, especially the infrastructural works, in fact suffer from a strong degradation and different deteriorations, due to the pioneering design, but above all to the actual physical environment which has become particularly polluting, as well as in definitely exorbitant traffic conditions those of the project, without a adequate maintenance. The viaduct on the Polcevera was, and will remain, a masterpiece of twentieth-century architecture, which due to its experimental nature needed special care and maintenance. The choice to demolish the entire viaduct is, in my opinion, a hasty and burdensome choice, which worries not only because it deprives us of a unique work, but because it highlights the extreme fragility and the risk that runs the entire heritage of 20th century architecture.