Quarta di copertina
Il tema monografico, curato da Guendalina Salimei, indaga gli approcci operativi d’intervento sul tema Confini Sensibili, nell’intervallo degli ultimi dieci anni del suo TStudio. Questo numero approfondisce dunque i temi del recupero e della riqualificazione con una impostazione multidisciplinare, declinando cinque questioni-chiave: memoria e innovazione, linee d’acqua, macchina dell’abitare, geografie urbane e intersezioni. TStudio e la sua fondatrice forniscono un contributo teorico e progettuale al tema del “vivere e abitare i luoghi in maniera sostenibile”, considerandoli sistemi complessi di relazioni e funzioni.
Back cover
The monographic topic, tackled by Guendalina Salimei, investigates the approaches that by her founded TStudio has undertaken in the matter of Sensitive Borders over the last 10 years. This issue looks at recovery and redevelopment from a multidisciplinary standpoint, by analyzing five aspects: memory and innovation, water lines, machine of living, urban geographies and intersections. TStudio and its founder wish to bring a contribution or theory and design to the topic of “sustenaible living and living places”, by considering them complex systms of relationships and functions.
Il tema monografico, curato da Guendalina Salimei, indaga gli approcci operativi d’intervento sul tema Confini Sensibili, nell’intervallo degli ultimi dieci anni del suo TStudio. Questo numero approfondisce dunque i temi del recupero e della riqualificazione con una impostazione multidisciplinare, declinando cinque questioni-chiave: memoria e innovazione, linee d’acqua, macchina dell’abitare, geografie urbane e intersezioni. TStudio e la sua fondatrice forniscono un contributo teorico e progettuale al tema del “vivere e abitare i luoghi in maniera sostenibile”, considerandoli sistemi complessi di relazioni e funzioni.
Back cover
The monographic topic, tackled by Guendalina Salimei, investigates the approaches that by her founded TStudio has undertaken in the matter of Sensitive Borders over the last 10 years. This issue looks at recovery and redevelopment from a multidisciplinary standpoint, by analyzing five aspects: memory and innovation, water lines, machine of living, urban geographies and intersections. TStudio and its founder wish to bring a contribution or theory and design to the topic of “sustenaible living and living places”, by considering them complex systms of relationships and functions.
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Editoriale / Editorial
4 Alessandra Muntoni, Instabile, insolito, intricato / Unstable, Unusual, Convoluted
Tema monografico / Monographic theme
CONFINI SENSIBILI, Tstudio, opere e progetti 2010 – 2018 / SENSITIVE LIMITS, Tstudio, Works and Projects 2010 – 2018
a cura di / editor Guendalina Salimei
Contributi / Contributions
11 Rosario Pavia, Architetture per le città di mare / Architectures for seaside cities
15 Maria Vittoria Capitanucci, I limiti come sfida progettuale / Limits as a design challenge
17 Guendalina Salimei, Tstudio – Confini sensibili: attraversamenti, variazioni, interpretazioni / Tstudio – Sensitive Borders: Crossings, Variations and Interpretations
Rubriche / Columns
Avanguardie / Avantgardes a cura / edited by Gabriele De Giorgi
98 Leone Spita, Kengo Kuma e la vocazione del piccolo / Kengo Kuma and the Vocation to Smallnes
Territori digitali / Digital
104 Rosalba Belibani, Biomimesi e robotica nella nuova architettura / Biomimetic and Robotic in Architecture
Intersezioni linguistiche / Languages intersections
112 Roberta Lucente, Grandi architetture sostenibili e piccoli costruttori / Great sustainable Architectures and small Builders
Trasformazioni / Transformations
116 Maurizio Petrangeli, Atelier(s) Alfonso Femia *AFS17 tra recupero e innovazione: i Docks di Marsiglia / Atelier(s) Alfonso Femia * AFS17 between reabilitation and reneval: the Marseille Dooks
Catastrofi / Disaster otherwere
122 Nicoletta Trasi, Shigeru Ban. Progettare dopo le calamità / Shigeru Ban. Disaster Relief Projects
Colofon / Colophon
128 Traduzione di / Trandslations by Antonella Bergamin, Edgard Tosques
Impaginazione / Book design Officina 22
Editoriale / Editorial
4 Alessandra Muntoni, Instabile, insolito, intricato / Unstable, Unusual, Convoluted
Tema monografico / Monographic theme
CONFINI SENSIBILI, Tstudio, opere e progetti 2010 – 2018 / SENSITIVE LIMITS, Tstudio, Works and Projects 2010 – 2018
a cura di / editor Guendalina Salimei
Contributi / Contributions
11 Rosario Pavia, Architetture per le città di mare / Architectures for seaside cities
15 Maria Vittoria Capitanucci, I limiti come sfida progettuale / Limits as a design challenge
17 Guendalina Salimei, Tstudio – Confini sensibili: attraversamenti, variazioni, interpretazioni / Tstudio – Sensitive Borders: Crossings, Variations and Interpretations
Rubriche / Columns
Avanguardie / Avantgardes a cura / edited by Gabriele De Giorgi
98 Leone Spita, Kengo Kuma e la vocazione del piccolo / Kengo Kuma and the Vocation to Smallnes
Territori digitali / Digital
104 Rosalba Belibani, Biomimesi e robotica nella nuova architettura / Biomimetic and Robotic in Architecture
Intersezioni linguistiche / Languages intersections
112 Roberta Lucente, Grandi architetture sostenibili e piccoli costruttori / Great sustainable Architectures and small Builders
Trasformazioni / Transformations
116 Maurizio Petrangeli, Atelier(s) Alfonso Femia *AFS17 tra recupero e innovazione: i Docks di Marsiglia / Atelier(s) Alfonso Femia * AFS17 between reabilitation and reneval: the Marseille Dooks
Catastrofi / Disaster otherwere
122 Nicoletta Trasi, Shigeru Ban. Progettare dopo le calamità / Shigeru Ban. Disaster Relief Projects
Colofon / Colophon
128 Traduzione di / Trandslations by Antonella Bergamin, Edgard Tosques
Impaginazione / Book design Officina 22
Abstract:
INSTABILE, INSOLITO, INTRICATO
di Alessandra Muntoni
Uscendo dal terreno appartato dell’architettura italiana e dando uno sguardo fuori dalle nostre porte, almeno verso l’Europa, ci accorgiamo che la ricerca sulla metamorfosi ha una sua forza e continua a produrre esiti consistenti.
Tre opere recenti, realizzate tra il 2015 e il 2017: la stazione di Arnhem di UN-Studio, la Philharmonie di Parigi di Jean Nouvel e la Central European University di Budapest di O’Donnel + Tuomey possono ben dimostrarlo. Un luogo di passaggio, un ricettore di risonanze artistiche, una centrale di ricerca e insegnamento: vale a dire tre nodi fondamentali della vita attiva che scorre.
Dopo più di un secolo e mezzo di esperienze piene di contraddizioni nella storia dell’architettura contemporanea, noi disponiamo di scarti linguistici e di formidabili impennate, del desiderio di azzerare l’urlo e parlare una lingua base o invece di costruire etimi propri. Tutto ciò si è fuso in una scrittura architettonica base che comincia a essere un’acquisizione di tutti.
Che questa scrittura base di grado zero si riassuma, secondo Zevi, nella paesaggistica, ci pare di grande interesse. L’architettura-paesaggio, della quale ha parlato Gabriele De Giorgi nel n. 02 di questa rivista, è infatti il tema chiave da perseguire. In questo numero, esso è declinato dalle opere di Guendalina Salimei che, proprio nel convegno di Modena del 1997, dedicato a Paesaggistica e linguaggio grado zero dell’architettura, ha preso le mosse distinguendosi con il suo progetto presentato al relativo concorso.
INSTABILE, INSOLITO, INTRICATO
di Alessandra Muntoni
Uscendo dal terreno appartato dell’architettura italiana e dando uno sguardo fuori dalle nostre porte, almeno verso l’Europa, ci accorgiamo che la ricerca sulla metamorfosi ha una sua forza e continua a produrre esiti consistenti.
Tre opere recenti, realizzate tra il 2015 e il 2017: la stazione di Arnhem di UN-Studio, la Philharmonie di Parigi di Jean Nouvel e la Central European University di Budapest di O’Donnel + Tuomey possono ben dimostrarlo. Un luogo di passaggio, un ricettore di risonanze artistiche, una centrale di ricerca e insegnamento: vale a dire tre nodi fondamentali della vita attiva che scorre.
Dopo più di un secolo e mezzo di esperienze piene di contraddizioni nella storia dell’architettura contemporanea, noi disponiamo di scarti linguistici e di formidabili impennate, del desiderio di azzerare l’urlo e parlare una lingua base o invece di costruire etimi propri. Tutto ciò si è fuso in una scrittura architettonica base che comincia a essere un’acquisizione di tutti.
Che questa scrittura base di grado zero si riassuma, secondo Zevi, nella paesaggistica, ci pare di grande interesse. L’architettura-paesaggio, della quale ha parlato Gabriele De Giorgi nel n. 02 di questa rivista, è infatti il tema chiave da perseguire. In questo numero, esso è declinato dalle opere di Guendalina Salimei che, proprio nel convegno di Modena del 1997, dedicato a Paesaggistica e linguaggio grado zero dell’architettura, ha preso le mosse distinguendosi con il suo progetto presentato al relativo concorso.
Abstract:
UNSTABLE, UNUSUAL, CONVOLUTED
by Alessandra Muntoni
If we look beyond the secluded field of Italian architecture across our borders, at least towards Europe, we realize that research of metamorphosis retains a power of its own and continues to produce remarkable results. Three recent works, built between 2015 and 2017, may exemplify just that: Central Station by UN-Studio in Arnhem, Philharmonie by Jean Nouvel in Paris, and Central University in Budapest by O’Donnel + Tuomey. A place of transit, a receptor of artistic resonances, a hub of research and teaching – or three crucial cores of flowing active life.
It is very interesting that the zero degree finds its synthesis, as Zevi says, in landscape design. The architecture – landscape that Gabriele De Giorgi illustrated in the n. 02 issue of this magazine is indeed the fundamental path we should pursue. In this issue, this concept finds an illustration in the works of Guendalina Salimei who, in the meeting about Landscape design and zero degree of architecture language held in Modena in 1997, made a stand with her design presented at the related competition. All of this has combined in a basic architectural writing that is now becoming a common acquisition.
UNSTABLE, UNUSUAL, CONVOLUTED
by Alessandra Muntoni
If we look beyond the secluded field of Italian architecture across our borders, at least towards Europe, we realize that research of metamorphosis retains a power of its own and continues to produce remarkable results. Three recent works, built between 2015 and 2017, may exemplify just that: Central Station by UN-Studio in Arnhem, Philharmonie by Jean Nouvel in Paris, and Central University in Budapest by O’Donnel + Tuomey. A place of transit, a receptor of artistic resonances, a hub of research and teaching – or three crucial cores of flowing active life.
It is very interesting that the zero degree finds its synthesis, as Zevi says, in landscape design. The architecture – landscape that Gabriele De Giorgi illustrated in the n. 02 issue of this magazine is indeed the fundamental path we should pursue. In this issue, this concept finds an illustration in the works of Guendalina Salimei who, in the meeting about Landscape design and zero degree of architecture language held in Modena in 1997, made a stand with her design presented at the related competition. All of this has combined in a basic architectural writing that is now becoming a common acquisition.
Abstract:
CONFINI SENSIBILI: ATTRAVERSAMENTI, VARIAZIONI E INTERPRETAZIONI
di Guendalina Salimei
Parlare di confini sensibili vuole dire indagare, lavorare, interpretare in chiave nuova gli spazi tra le cose, così come le tensioni di limite tra interno-esterno, tra pubblico e privato, tra il nuovo e l‘antico, tra la memoria e l’innovazione, tra diversi modi dell’abitare, esplorando anche il difficile rapporto con gli adeguamenti tecnologici e con il capitolo della progettazione sostenibile. Il tema dei confini sensibili come abbiamo accennato è trasversale, s’incentra e affronta varie scale e diverse modalità, si passa, dalla micro-scala alla macro-scala, dal locale al globale, dal naturale all’artificiale, dal conscio all’inconscio. Articolato in diverse declinazioni sono state scelte alcune parole chiave: memoria e innovazione, linee d’acqua, macchina dell’abitare, geografie urbane e intersezioni. La prima declinazione Memoria e innovazione riguarda il tema del riuso, la stratificazione come sovrapposizione di segni e significati.
In sintesi: il tema dei confini sensibili e le sue declinazioni si concentra sul tema del limite sia in senso geografico, fisico, narrativo, simbolico che esistenziale, sui temi del recupero e della riqualificazione con un approccio multidisciplinare; sull’architettura che si propone come nuova naturalità, come nuovo paradigma sintetico che compendi paesaggio e natura quali idee fondative, strutturanti il suo nuovo essere.
CONFINI SENSIBILI: ATTRAVERSAMENTI, VARIAZIONI E INTERPRETAZIONI
di Guendalina Salimei
Parlare di confini sensibili vuole dire indagare, lavorare, interpretare in chiave nuova gli spazi tra le cose, così come le tensioni di limite tra interno-esterno, tra pubblico e privato, tra il nuovo e l‘antico, tra la memoria e l’innovazione, tra diversi modi dell’abitare, esplorando anche il difficile rapporto con gli adeguamenti tecnologici e con il capitolo della progettazione sostenibile. Il tema dei confini sensibili come abbiamo accennato è trasversale, s’incentra e affronta varie scale e diverse modalità, si passa, dalla micro-scala alla macro-scala, dal locale al globale, dal naturale all’artificiale, dal conscio all’inconscio. Articolato in diverse declinazioni sono state scelte alcune parole chiave: memoria e innovazione, linee d’acqua, macchina dell’abitare, geografie urbane e intersezioni. La prima declinazione Memoria e innovazione riguarda il tema del riuso, la stratificazione come sovrapposizione di segni e significati.
In sintesi: il tema dei confini sensibili e le sue declinazioni si concentra sul tema del limite sia in senso geografico, fisico, narrativo, simbolico che esistenziale, sui temi del recupero e della riqualificazione con un approccio multidisciplinare; sull’architettura che si propone come nuova naturalità, come nuovo paradigma sintetico che compendi paesaggio e natura quali idee fondative, strutturanti il suo nuovo essere.
Abstract:
MONOGRAPHIC THEME
SENSITIVE BORDERS: CROSSINGS, VARIATIONS AND INTERPRETATIONS
editor Guendalina Salimei
To speak of sensitive boundaries means to investigate, work and interpret in a new key the spaces between things as well as the tensions between internal and external, public and private, new and old, memory and innovation, different life styles, as well as explore the difficult challenge of technological adaptation and sustainable design. Sensitive boundaries, as we’ve said, are cross-sectional and deal with various scales and modes, from microscale to macroscale, local to global, natural to artificial, conscious to unconscious. A few keywords have been distinguished in varied ways: memory and innovation, water lines, machine for dwelling, urban geographies and intersections.
In short, the topic of sensitive boundaries and its variations focuses on limits in geographical, physical, narrative, symbolic and existential terms, on recovery and redevelopment with a multidisciplinary approach; on architecture proposed as a new naturalness, a new polymorphous paradigm that combines landscape and nature as foundational ideas, structuring its new being.
MONOGRAPHIC THEME
SENSITIVE BORDERS: CROSSINGS, VARIATIONS AND INTERPRETATIONS
editor Guendalina Salimei
To speak of sensitive boundaries means to investigate, work and interpret in a new key the spaces between things as well as the tensions between internal and external, public and private, new and old, memory and innovation, different life styles, as well as explore the difficult challenge of technological adaptation and sustainable design. Sensitive boundaries, as we’ve said, are cross-sectional and deal with various scales and modes, from microscale to macroscale, local to global, natural to artificial, conscious to unconscious. A few keywords have been distinguished in varied ways: memory and innovation, water lines, machine for dwelling, urban geographies and intersections.
In short, the topic of sensitive boundaries and its variations focuses on limits in geographical, physical, narrative, symbolic and existential terms, on recovery and redevelopment with a multidisciplinary approach; on architecture proposed as a new naturalness, a new polymorphous paradigm that combines landscape and nature as foundational ideas, structuring its new being.
Abstract:
ARCHITETTURE PER LE CITTÀ DI MARE
di Rosario pavia
Bruno Zevi negli anni del suo insegnamento a Roma ha contribuito a far radicare nella scuola l’unitarietà culturale del progetto di architettura e di urbanistica, coniando in proposito il termine “urbatettura”. Guendalina Salimei ha assimilato molti insegnamenti di Zevi e più in generale gli orientamenti propri della scuola di architettura di Roma.
Sulla formazione di Guendalina Salimei ha contribuito non solo il mondo accademico e professionale impegnato nella facoltà di architettura di Roma, da Quaroni, a Fiorentino, a Sacripanti e Pellegrin, ma la città stessa con il suo potente repertorio di immagini, di forme e di figure.
Penso che nei progetti urbani di Guendalina Salimei si possa rintracciare la metodologia di lavoro proposta da Bernard Tschumi che individuava nelle tre C: Context, Content, Concept (contesto, programma, soluzione concettuale) il percorso attraverso cui costruire il progetto.
I caratteri del lavoro di Guendalina Salimei sono ben rappresentati nei progetti di Waterfront di Napoli e di Taranto nei quali mi trovo direttamente coinvolto, ma questo non può che rafforzare la mia testimonianza della sua capacità di misurarsi con la dimensione urbanistica degli interventi complessi.
ARCHITETTURE PER LE CITTÀ DI MARE
di Rosario pavia
Bruno Zevi negli anni del suo insegnamento a Roma ha contribuito a far radicare nella scuola l’unitarietà culturale del progetto di architettura e di urbanistica, coniando in proposito il termine “urbatettura”. Guendalina Salimei ha assimilato molti insegnamenti di Zevi e più in generale gli orientamenti propri della scuola di architettura di Roma.
Sulla formazione di Guendalina Salimei ha contribuito non solo il mondo accademico e professionale impegnato nella facoltà di architettura di Roma, da Quaroni, a Fiorentino, a Sacripanti e Pellegrin, ma la città stessa con il suo potente repertorio di immagini, di forme e di figure.
Penso che nei progetti urbani di Guendalina Salimei si possa rintracciare la metodologia di lavoro proposta da Bernard Tschumi che individuava nelle tre C: Context, Content, Concept (contesto, programma, soluzione concettuale) il percorso attraverso cui costruire il progetto.
I caratteri del lavoro di Guendalina Salimei sono ben rappresentati nei progetti di Waterfront di Napoli e di Taranto nei quali mi trovo direttamente coinvolto, ma questo non può che rafforzare la mia testimonianza della sua capacità di misurarsi con la dimensione urbanistica degli interventi complessi.
Abstract:
ARCHITECTURES FOR SEASIDE CITIES
by Rosario Pavia
During the time he taught in Rome, Bruno Zevi helped establish the cultural unity of architectural and urban design, or urbarchitecture as he defined it, in the academic realm. On this particular reference I rely to introduce my discussion of Guendalina Salimei – with whom I had the opportunity to work in many occasions – and her urban designs because she absorbed many of Zevi’s lessons and more in general the guidelines of the School of Architecture of Rome.
Besides the academic and professional group that operated at the Faculty of Architecture of Rome – from Quaroni to Fiorentino, Sacripanti and Pellegrin – it was the city itself that contributed to Guendalina Salimei’s education with its powerful heritage of images, forms and figures.
For me, Guendalina Salimei’s urban projects effectively reflect the work methodology proposed by Bernard Tschumi and his reliance on the three Cs – Context, Content, and Concept – to summarize a process for the development of design. Such elements in Guendalina Salimei’s work feature prominently in her plans for the waterfronts of Naples and Taranto. Since I personally contributed to such plans, I feel even more entitled to describe her ability to address the urban planning dimension of complex interventions.
ARCHITECTURES FOR SEASIDE CITIES
by Rosario Pavia
During the time he taught in Rome, Bruno Zevi helped establish the cultural unity of architectural and urban design, or urbarchitecture as he defined it, in the academic realm. On this particular reference I rely to introduce my discussion of Guendalina Salimei – with whom I had the opportunity to work in many occasions – and her urban designs because she absorbed many of Zevi’s lessons and more in general the guidelines of the School of Architecture of Rome.
Besides the academic and professional group that operated at the Faculty of Architecture of Rome – from Quaroni to Fiorentino, Sacripanti and Pellegrin – it was the city itself that contributed to Guendalina Salimei’s education with its powerful heritage of images, forms and figures.
For me, Guendalina Salimei’s urban projects effectively reflect the work methodology proposed by Bernard Tschumi and his reliance on the three Cs – Context, Content, and Concept – to summarize a process for the development of design. Such elements in Guendalina Salimei’s work feature prominently in her plans for the waterfronts of Naples and Taranto. Since I personally contributed to such plans, I feel even more entitled to describe her ability to address the urban planning dimension of complex interventions.
Abstract:
I LIMITI COME SFIDA PROGETTUALE
di Maria Vittoria Capitanucci
Guendalina Salimei parla di Città-paesaggio: architetture di relazioni usando premeditatamente il plurale coniugato nelle sue più varie accezioni e piegature, così partendo sempre “dal tema denominato Landform, si indaga la possibilità per l’architettura di organizzare il vuoto integrandolo nel paesaggio naturale e antropico, l’architettura di suolo ovvero la ricerca di una relazione profonda con le pieghe e le conformazioni della terra” racconta l’autrice. Una generazione, quella di Salimei, cresciuta alla corte della scuola romana migliore – da Fiorentino a Sacripanti passando per Zevi- ma soprattutto influenzata da quelle teorie dei flussi e della rappresentazione del paesaggio che dall’AA di Londra si è spinta, attraverso i primi lavori di Hadid, in tutta Europa negli anni novanta, incontrando quella la ricerca teorica condotta da Lotus e, soprattutto, la stupenda capacità analitica del parterre compositivo spagnolo di cui è stato punta di diamante il lavoro di Enric Miralles e Carme Pinós con influenze evidenti persino nel bel progetto di Peter Eisenman per Santiago di Compostela.
Il tema centrale di TStudio potrebbe essere, dunque, sporcarsi le mani, entrare nel territorio conoscere i luoghi nella loro complessità, nella loro bellezza, suggestione, difficoltà, realtà, sistema di relazioni e connessioni.
I LIMITI COME SFIDA PROGETTUALE
di Maria Vittoria Capitanucci
Guendalina Salimei parla di Città-paesaggio: architetture di relazioni usando premeditatamente il plurale coniugato nelle sue più varie accezioni e piegature, così partendo sempre “dal tema denominato Landform, si indaga la possibilità per l’architettura di organizzare il vuoto integrandolo nel paesaggio naturale e antropico, l’architettura di suolo ovvero la ricerca di una relazione profonda con le pieghe e le conformazioni della terra” racconta l’autrice. Una generazione, quella di Salimei, cresciuta alla corte della scuola romana migliore – da Fiorentino a Sacripanti passando per Zevi- ma soprattutto influenzata da quelle teorie dei flussi e della rappresentazione del paesaggio che dall’AA di Londra si è spinta, attraverso i primi lavori di Hadid, in tutta Europa negli anni novanta, incontrando quella la ricerca teorica condotta da Lotus e, soprattutto, la stupenda capacità analitica del parterre compositivo spagnolo di cui è stato punta di diamante il lavoro di Enric Miralles e Carme Pinós con influenze evidenti persino nel bel progetto di Peter Eisenman per Santiago di Compostela.
Il tema centrale di TStudio potrebbe essere, dunque, sporcarsi le mani, entrare nel territorio conoscere i luoghi nella loro complessità, nella loro bellezza, suggestione, difficoltà, realtà, sistema di relazioni e connessioni.
Abstract:
LIMITS ARE DESIGN CHALLENGE
by Maria Vittoria Capitanucci
Salimei herself speaks of City/landscape: relational architectures, intentionally using the conjugated plural in its broadest range of meanings and nuances, thus by always starting, as the author says, “from the topic called land-form, we investigate architecture’s ability to organize voids by integrating them into the natural and anthropic landscape, architecture of the soil or the search for a deep relationship with the earth’s nuances and contours.” Salimei’s generation came of age under the aegis of the best Roman School – from Fiorentino to Sacripanti through Zevi – but was influenced above all by those theories of flows and representation of the landscape that from London’s AA spread, through Hadid’s first works, all over Europe in the 1990s, encountering the theoretical research then being carried out by Lotus and, above all, the wonderful analytical skills of the Spanish compositive parterre spearheaded by Enric Miralles and Carme Pinós, with clear influences even in Peter Eisenman’s fine design for Santiago de Compostela.
TStudio’s main motto might therefore be “getting your hands dirty,” entering the territory, familiarizing yourself the locales in their complexity, beauty, suggestiveness, difficulty, reality, system of relations and connections.
LIMITS ARE DESIGN CHALLENGE
by Maria Vittoria Capitanucci
Salimei herself speaks of City/landscape: relational architectures, intentionally using the conjugated plural in its broadest range of meanings and nuances, thus by always starting, as the author says, “from the topic called land-form, we investigate architecture’s ability to organize voids by integrating them into the natural and anthropic landscape, architecture of the soil or the search for a deep relationship with the earth’s nuances and contours.” Salimei’s generation came of age under the aegis of the best Roman School – from Fiorentino to Sacripanti through Zevi – but was influenced above all by those theories of flows and representation of the landscape that from London’s AA spread, through Hadid’s first works, all over Europe in the 1990s, encountering the theoretical research then being carried out by Lotus and, above all, the wonderful analytical skills of the Spanish compositive parterre spearheaded by Enric Miralles and Carme Pinós, with clear influences even in Peter Eisenman’s fine design for Santiago de Compostela.
TStudio’s main motto might therefore be “getting your hands dirty,” entering the territory, familiarizing yourself the locales in their complexity, beauty, suggestiveness, difficulty, reality, system of relations and connections.
Abstract:
22 TSTUDIO, OPERE E PROGETTI
a cura di Guendalina Salimei
MEMORIA E INNOVAZIONE
24 MUSEO NELL’EX CHIESA DELL’ANNUNZIATA
Foligno, Italia
L’ex-Chiesa dell’Annunziata a Foligno progettata intorno al 1765 dall’architetto Murena, non fu mai terminata e molti furono gli usi impropri, fino al completo abbandono. L’edificio si configura come un “cantiere” del ‘700 che racconta la sua memoria, le tecniche costruttive dell’epoca e la spazialità della sua struttura originaria.
Un nuovo volume reinterpreta la forma originaria, completando così la deambulazione anulare al primo piano, con un ruolo di completamento della scatola muraria. Il nuovo volume durante le ore notturne, diviene una vera e propria “lanterna magica” rappresentando un segnale che racconta a Foligno la sua rinascita. A rendere possibile questa nuova vita concorrono altri elementi che, funzionali al miglioramento statico, sono occasione d’inserti di architettura contemporanea.
28 AUDITORIUM DELLA TECNICA
Roma, Italia
All’interno del Palazzo della Civiltà del Lavoro, si trova l’Auditorium della Tecnica, un Centro Congressi dotato di un grande foyer e di una sala convegni di 800 posti. Gli interni furono progettati dall’architetto Pierluigi Spadolini tra il 1971 e il 1974.
Il progetto fornisce una nuova energia al complesso conservando il pregio e il valore della struttura esistente, ma modernizzando l’impianto sia dal lato tecnico, attraverso un adeguamento normativo che prevede l’impiego di materiali innovativi e di qualità, sia dell’immagine globale. Partendo dal foyer, viene reinterpretato il carattere spaziale a doppia altezza della “struttura” ad alberi ripetuti attraverso l’uso di un nuovo materiale: l’acciaio. Il nuovo materiale genera una variazione della percezione spaziale, trasformando uno spazio, prima percepito come cupo, in uno spazio luminoso e dinamico. leggi tutto >>
22 TSTUDIO, OPERE E PROGETTI
a cura di Guendalina Salimei
MEMORIA E INNOVAZIONE
24 MUSEO NELL’EX CHIESA DELL’ANNUNZIATA
Foligno, Italia
L’ex-Chiesa dell’Annunziata a Foligno progettata intorno al 1765 dall’architetto Murena, non fu mai terminata e molti furono gli usi impropri, fino al completo abbandono. L’edificio si configura come un “cantiere” del ‘700 che racconta la sua memoria, le tecniche costruttive dell’epoca e la spazialità della sua struttura originaria.
Un nuovo volume reinterpreta la forma originaria, completando così la deambulazione anulare al primo piano, con un ruolo di completamento della scatola muraria. Il nuovo volume durante le ore notturne, diviene una vera e propria “lanterna magica” rappresentando un segnale che racconta a Foligno la sua rinascita. A rendere possibile questa nuova vita concorrono altri elementi che, funzionali al miglioramento statico, sono occasione d’inserti di architettura contemporanea.
28 AUDITORIUM DELLA TECNICA
Roma, Italia
All’interno del Palazzo della Civiltà del Lavoro, si trova l’Auditorium della Tecnica, un Centro Congressi dotato di un grande foyer e di una sala convegni di 800 posti. Gli interni furono progettati dall’architetto Pierluigi Spadolini tra il 1971 e il 1974.
Il progetto fornisce una nuova energia al complesso conservando il pregio e il valore della struttura esistente, ma modernizzando l’impianto sia dal lato tecnico, attraverso un adeguamento normativo che prevede l’impiego di materiali innovativi e di qualità, sia dell’immagine globale. Partendo dal foyer, viene reinterpretato il carattere spaziale a doppia altezza della “struttura” ad alberi ripetuti attraverso l’uso di un nuovo materiale: l’acciaio. Il nuovo materiale genera una variazione della percezione spaziale, trasformando uno spazio, prima percepito come cupo, in uno spazio luminoso e dinamico. leggi tutto >>
Abstract:
22 TSTUDIO, ARCHITECTURE / DESIGN
editor by Guendalina Salimei
MEMORY AND INNOVATION
24 A MUSEUM IN THE FORMER CHURCH OF THE ANNUNZIATA
Foligno, Italy
The former Church of the Annunziata in Foligno designed in 1765 by the architect Murena,was never completed, and it underwent many improper uses up to its complete abandonment.
It presents itself as an “work site” which relates its reminiscences, the construction techniques of its age, and the spatial layout of the original structure. A new volume reinterprets the original form of the Church, thus completing the first-floor ring walk, with a role of completion of the brickwork shell. The new volume during the night-time hours becomes a real “magic lantern”, a signal that heralds the news of its rebirth to the city of Foligno. Other elements too contribute to make this new life possible, elements necessary for static improvement but that also serve as inserts of contemporary architecture.
28 AUDITORIUM DELLA TECNICA
Rome, Italy
The “Palazzo della Civiltà del Lavoro” contains an Industrial Science Auditorium, a Congress Center with a large foyer and an 800-capacity convention hall. The interior of the Congress Center was designed by architect Pierluigi Spadolini between 1971 and 1974.The project aims to infuse new energy into the complex by preserving the value of the existing structure through an intervention whose objectives are respect for the original design and concept, and a complete modernization of the technical structure, both through the use of innovative quality materials, by means of a regulatory upgrade, and its overall image. Starting from the foyer, the intervention has involved a reinterpretation of the double-height spatial character of the repeated tree “structure” using a new material, steel. read more >>
22 TSTUDIO, ARCHITECTURE / DESIGN
editor by Guendalina Salimei
MEMORY AND INNOVATION
24 A MUSEUM IN THE FORMER CHURCH OF THE ANNUNZIATA
Foligno, Italy
The former Church of the Annunziata in Foligno designed in 1765 by the architect Murena,was never completed, and it underwent many improper uses up to its complete abandonment.
It presents itself as an “work site” which relates its reminiscences, the construction techniques of its age, and the spatial layout of the original structure. A new volume reinterprets the original form of the Church, thus completing the first-floor ring walk, with a role of completion of the brickwork shell. The new volume during the night-time hours becomes a real “magic lantern”, a signal that heralds the news of its rebirth to the city of Foligno. Other elements too contribute to make this new life possible, elements necessary for static improvement but that also serve as inserts of contemporary architecture.
28 AUDITORIUM DELLA TECNICA
Rome, Italy
The “Palazzo della Civiltà del Lavoro” contains an Industrial Science Auditorium, a Congress Center with a large foyer and an 800-capacity convention hall. The interior of the Congress Center was designed by architect Pierluigi Spadolini between 1971 and 1974.The project aims to infuse new energy into the complex by preserving the value of the existing structure through an intervention whose objectives are respect for the original design and concept, and a complete modernization of the technical structure, both through the use of innovative quality materials, by means of a regulatory upgrade, and its overall image. Starting from the foyer, the intervention has involved a reinterpretation of the double-height spatial character of the repeated tree “structure” using a new material, steel. read more >>
Abstract:
Avanguardie
KENGO KUMA E LA VOCAZIONE DEL PICCOLO
di Leone Spita
Se si dovesse utilizzare anche nel caso di Kengo Kuma una sintesi del suo metodo progettuale – approccio
apparentemente rassicurante e necessario nell’epoca attuale – si potrebbe scrivere: selezionare un singolo materiale, trasformarlo in un piccolo modulo, infine, moltiplicarlo fino a ottenere l’intero edificio.
La storia diviene in lui esperienza fondamentale che gli consente di addentrarsi nella modernità con il gusto per l’innovazione tecnologica e la sperimentazione progettuale. Il pensiero filosofico in Kuma, e così per gli altri protagonisti dell’astrazione giapponese, è fonte imprescindibile della creazione artistica.
Avanguardie
KENGO KUMA E LA VOCAZIONE DEL PICCOLO
di Leone Spita
Se si dovesse utilizzare anche nel caso di Kengo Kuma una sintesi del suo metodo progettuale – approccio
apparentemente rassicurante e necessario nell’epoca attuale – si potrebbe scrivere: selezionare un singolo materiale, trasformarlo in un piccolo modulo, infine, moltiplicarlo fino a ottenere l’intero edificio.
La storia diviene in lui esperienza fondamentale che gli consente di addentrarsi nella modernità con il gusto per l’innovazione tecnologica e la sperimentazione progettuale. Il pensiero filosofico in Kuma, e così per gli altri protagonisti dell’astrazione giapponese, è fonte imprescindibile della creazione artistica.
Abstract:
Avantgardes
KENGO KUMA AND THE VOCATION TO SMALLNESS
by Leone Spita
Should one formulate a synthesis of his design method – a seemingly reassuring and necessary approach in the current age – to define Kengo Kuma, this could be the synthesis: choose one material, transform it into a small module, and finally multiply it to obtain the entire building. History becomes a key experience that guides him into modernity with a flair for technological innovation and design experimentation. For Kuma, and for other major representatives of Japanese abstraction, philosophical thinking is a fundamental source for artistic creation.
Avantgardes
KENGO KUMA AND THE VOCATION TO SMALLNESS
by Leone Spita
Should one formulate a synthesis of his design method – a seemingly reassuring and necessary approach in the current age – to define Kengo Kuma, this could be the synthesis: choose one material, transform it into a small module, and finally multiply it to obtain the entire building. History becomes a key experience that guides him into modernity with a flair for technological innovation and design experimentation. For Kuma, and for other major representatives of Japanese abstraction, philosophical thinking is a fundamental source for artistic creation.
Abstract:
Territori digitali
BIOMIMESI E ROBOTICA NELLA NUOVA ARCHITETTURA
di Rosalba Belibani
La frontiera della ricerca sull’architettura e la sua costruzione hanno incontrato negli ultimi anni algoritmi digitali e conseguenti progetti dalle geometrie complesse, realizzati da stampanti 3D, in un processo di costruzione che a sua volta informa e genera il processo progettuale. I nuovissimi prodotti di queste sperimentazioni spaziali sono la manifestazione più evidente di una sintesi pluridisciplinare, l’applicazione pratica di un joint programmatico tra progettazione architettonica, digitale, robotica, chimico-fisica.
La ricerca esplora un nuovo paradigma di costruzione in architettura il cui modello parte dallo studio di una vasta gamma di sottotipi di invertebrati, perciò che concerne lo studio dell’anisotropia materiale e della morfologia funzionale degli artropodi.
Territori digitali
BIOMIMESI E ROBOTICA NELLA NUOVA ARCHITETTURA
di Rosalba Belibani
La frontiera della ricerca sull’architettura e la sua costruzione hanno incontrato negli ultimi anni algoritmi digitali e conseguenti progetti dalle geometrie complesse, realizzati da stampanti 3D, in un processo di costruzione che a sua volta informa e genera il processo progettuale. I nuovissimi prodotti di queste sperimentazioni spaziali sono la manifestazione più evidente di una sintesi pluridisciplinare, l’applicazione pratica di un joint programmatico tra progettazione architettonica, digitale, robotica, chimico-fisica.
La ricerca esplora un nuovo paradigma di costruzione in architettura il cui modello parte dallo studio di una vasta gamma di sottotipi di invertebrati, perciò che concerne lo studio dell’anisotropia materiale e della morfologia funzionale degli artropodi.
Abstract:
Digital
BIOMIMETIC AND ROBOTIC IN ARCHITECTURE
by Rosalba Belibani
In recent years the research frontier for architecture and its construction has encountered digital algorithms, which has resulted in projects having complex geometries that are realized with 3D printers in a construction process that informs and generates the design process. These new products of dimensional experiments are the most evident manifestation of a multidisciplinary synthesis, the practical application of a programmatic meeting point of architectural, digital, robotics and chemical-physical design.
The research explores a new paradigm of construction in architecture whose model starts from the study of a wide range of invertebrate subtypes, as regards the study of the material anisotropy and the functional morphology of arthropods.
Digital
BIOMIMETIC AND ROBOTIC IN ARCHITECTURE
by Rosalba Belibani
In recent years the research frontier for architecture and its construction has encountered digital algorithms, which has resulted in projects having complex geometries that are realized with 3D printers in a construction process that informs and generates the design process. These new products of dimensional experiments are the most evident manifestation of a multidisciplinary synthesis, the practical application of a programmatic meeting point of architectural, digital, robotics and chemical-physical design.
The research explores a new paradigm of construction in architecture whose model starts from the study of a wide range of invertebrate subtypes, as regards the study of the material anisotropy and the functional morphology of arthropods.
Abstract:
Intersezioni linguistiche
GRANDI ARCHITETTURE SOSTENIBILI E PICCOLI COSTRUTTORI
di Roberta Lucente
Con l’aumentare dei gradi di complessità della realtà in cui l’architettura interviene, sia come disciplina che come portato culturale o manufatto, essa vede amplificate contemporaneamente due delle sue principali capacità, per quanto opposte: di visione ampia e sistemica e di interlocuzione specialistica. È qui che entra in gioco la cultura progettuale, chiamata a inquadrare le azioni in una visione adeguatamente ampia e in prospettiva e soprattutto mirata a gestire le forme delle trasformazioni dell’ambiente in cui viviamo nei loro vari ordini di qualità, portando a sistema contributi necessariamente diversi e pure specialistici.
Intersezioni linguistiche
GRANDI ARCHITETTURE SOSTENIBILI E PICCOLI COSTRUTTORI
di Roberta Lucente
Con l’aumentare dei gradi di complessità della realtà in cui l’architettura interviene, sia come disciplina che come portato culturale o manufatto, essa vede amplificate contemporaneamente due delle sue principali capacità, per quanto opposte: di visione ampia e sistemica e di interlocuzione specialistica. È qui che entra in gioco la cultura progettuale, chiamata a inquadrare le azioni in una visione adeguatamente ampia e in prospettiva e soprattutto mirata a gestire le forme delle trasformazioni dell’ambiente in cui viviamo nei loro vari ordini di qualità, portando a sistema contributi necessariamente diversi e pure specialistici.
Abstract:
Language’s intersections
GREAT SUSTAINABLE ARCHITECTURES AND SMALL BUILDERS
by Roberta Lucente
As the reality architecture confronts both as a discipline and as a cultural product or artefact becomes more and more complex, two of architecture’s main although opposing qualities – the ability for both a wide and systematized vision and for specialized intervention – become at the same time increasingly amplified.
This is where design culture may intervene and frame the different actions in an appropriately wide vision particularly aimed at managing the transformations of the environment where we live in in their various orders of quality by systematizing necessarily different and even specialized contributions.
Language’s intersections
GREAT SUSTAINABLE ARCHITECTURES AND SMALL BUILDERS
by Roberta Lucente
As the reality architecture confronts both as a discipline and as a cultural product or artefact becomes more and more complex, two of architecture’s main although opposing qualities – the ability for both a wide and systematized vision and for specialized intervention – become at the same time increasingly amplified.
This is where design culture may intervene and frame the different actions in an appropriately wide vision particularly aimed at managing the transformations of the environment where we live in in their various orders of quality by systematizing necessarily different and even specialized contributions.
Abstract:
Trasformazioni
ATELIER(S) ALFONSO FEMIA AF517 TRA RECUPERO E INNOVAZIONE: I DOCKS DI MARSIGLIA
di Maurizio Petrangeli
I Docks di Marsiglia, un complesso ottocentesco “a lama” articolato intorno a quattro corti, costituiscono l’esempio di come un insediamento produttivo possa essere trasformato in uno spazio sociale, culturale e commerciale perfettamente integrato nel tessuto urbano circostante. L’intervento costituisce il simbolo della rinascita dell’area e il volano per il recupero dell’intero quartiere, l’elemento di rivitalizzazione e di rigenerazione di questo settore urbano, il giunto tra il centro storico e le espansioni moderne e contemporanee.
I nuovi Docks rappresentano anche un luogo di riflessione e d’incontro tra territorio e città, tra passato e futuro, costituendo, allo stesso tempo, un esperimento al confine tra architettura e installazione artistica che coniuga la ricerca d’immagine con la tutela e la valorizzazione dell’edificio storico.
Trasformazioni
ATELIER(S) ALFONSO FEMIA AF517 TRA RECUPERO E INNOVAZIONE: I DOCKS DI MARSIGLIA
di Maurizio Petrangeli
I Docks di Marsiglia, un complesso ottocentesco “a lama” articolato intorno a quattro corti, costituiscono l’esempio di come un insediamento produttivo possa essere trasformato in uno spazio sociale, culturale e commerciale perfettamente integrato nel tessuto urbano circostante. L’intervento costituisce il simbolo della rinascita dell’area e il volano per il recupero dell’intero quartiere, l’elemento di rivitalizzazione e di rigenerazione di questo settore urbano, il giunto tra il centro storico e le espansioni moderne e contemporanee.
I nuovi Docks rappresentano anche un luogo di riflessione e d’incontro tra territorio e città, tra passato e futuro, costituendo, allo stesso tempo, un esperimento al confine tra architettura e installazione artistica che coniuga la ricerca d’immagine con la tutela e la valorizzazione dell’edificio storico.
Abstract:
Transformations
ATELIER(S) ALFONSO FEMIA AF517 BETWEEN REHABILITATION AND RENEWAL: THE MARSEILLE DOCKS
by Maurizio Petrangeli
“Shigeru Ban’s commitment to humanitarian causes through his disaster relief work is an example for all. Innovation is not limited by building type and compassion is not limited by budget. Shigeru has made our world a better place”, Tom Pritzker said in announcing the 2014 Pritzker Architecture Prize toShigeru Ban. His continuing research and experimentation on the technologies that can be used as sustainable solutions in conditions of extreme difficulty, and his host of humanitarian projects1 led him to receive the Pritzker Prize in 2014Rather than his Centre Pompidou-Metz art museum or other designs of the kind, it was his pioneering work in disasters areas, and his Paper Shelter in Haiti and Cardboard Cathedral in Christchurch, New Zealand – to name just a few of his famous paper tubes designs.
Transformations
ATELIER(S) ALFONSO FEMIA AF517 BETWEEN REHABILITATION AND RENEWAL: THE MARSEILLE DOCKS
by Maurizio Petrangeli
“Shigeru Ban’s commitment to humanitarian causes through his disaster relief work is an example for all. Innovation is not limited by building type and compassion is not limited by budget. Shigeru has made our world a better place”, Tom Pritzker said in announcing the 2014 Pritzker Architecture Prize toShigeru Ban. His continuing research and experimentation on the technologies that can be used as sustainable solutions in conditions of extreme difficulty, and his host of humanitarian projects1 led him to receive the Pritzker Prize in 2014Rather than his Centre Pompidou-Metz art museum or other designs of the kind, it was his pioneering work in disasters areas, and his Paper Shelter in Haiti and Cardboard Cathedral in Christchurch, New Zealand – to name just a few of his famous paper tubes designs.
Abstract:
Catastrofi
SHIGERU BAN. PROGETTARE DOPO LE CALAMITÀ
di Nicoletta Trasi
Nell’annunciare il vincitore, Tom Pritzker dichiarò: «L’impegno di Shigeru Ban nei confronti delle cause umanitarie attraverso il suo lavoro di soccorso in caso di calamità è un esempio per tutti. L’innovazione non si limita al tipo di architettura e alla tecnologia low cost. Shigeru Ban ha reso il nostro mondo un posto migliore». Questo sua lunga ricerca e sperimentazione di tecnologie possibili e sostenibili in situazioni di grande difficoltà, e i suoi numerosi progetti umanitari, lo hanno portato nel 2014 a ricevere il prestigioso Pritzker Prize. Questo importante riconoscimento gli è stato attribuito non per progetti come il Pompidou di Metz, bensì per il suo lavoro innovativo in aree devastate da disastri, e per progetti come il Paper Shelter di Haiti e la Cardboard Cathedral di Christchurch,in Nuova Zelanda – solo per citarne alcuni realizzati con i famosi Paper tubes.
Catastrofi
SHIGERU BAN. PROGETTARE DOPO LE CALAMITÀ
di Nicoletta Trasi
Nell’annunciare il vincitore, Tom Pritzker dichiarò: «L’impegno di Shigeru Ban nei confronti delle cause umanitarie attraverso il suo lavoro di soccorso in caso di calamità è un esempio per tutti. L’innovazione non si limita al tipo di architettura e alla tecnologia low cost. Shigeru Ban ha reso il nostro mondo un posto migliore». Questo sua lunga ricerca e sperimentazione di tecnologie possibili e sostenibili in situazioni di grande difficoltà, e i suoi numerosi progetti umanitari, lo hanno portato nel 2014 a ricevere il prestigioso Pritzker Prize. Questo importante riconoscimento gli è stato attribuito non per progetti come il Pompidou di Metz, bensì per il suo lavoro innovativo in aree devastate da disastri, e per progetti come il Paper Shelter di Haiti e la Cardboard Cathedral di Christchurch,in Nuova Zelanda – solo per citarne alcuni realizzati con i famosi Paper tubes.
Abstract:
Disaster Otherwhere
SHIGERU BAN DISASTER RELIEF PROJECTS
Di Nicoletta Trasi
«Shigeru Ban’s commitment to humanitarian causes through his disaster relief work is an example for all. Innovation is not limited by building type and compassion is not limited by budget. Shigeru has made our world a better place», Tom Pritzker said in announcing the 2014 Pritzker Architecture Prize to Shigeru Ban. His continuing research and experimentation on the technologies that can be used as sustainable solutions in conditions of extreme difficulty, and his host of humanitarian projects1 led him to receive the Pritzker Prize in 2014Rather than his Centre Pompidou-Metz art museum or other designs of the kind, it was his pioneering work in disaster areas, and his Paper Shelter in Haiti and Cardboard Cathedral in Christchurch, New Zealand – to name just a few of his famous paper tubes designs.
Disaster Otherwhere
SHIGERU BAN DISASTER RELIEF PROJECTS
Di Nicoletta Trasi
«Shigeru Ban’s commitment to humanitarian causes through his disaster relief work is an example for all. Innovation is not limited by building type and compassion is not limited by budget. Shigeru has made our world a better place», Tom Pritzker said in announcing the 2014 Pritzker Architecture Prize to Shigeru Ban. His continuing research and experimentation on the technologies that can be used as sustainable solutions in conditions of extreme difficulty, and his host of humanitarian projects1 led him to receive the Pritzker Prize in 2014Rather than his Centre Pompidou-Metz art museum or other designs of the kind, it was his pioneering work in disaster areas, and his Paper Shelter in Haiti and Cardboard Cathedral in Christchurch, New Zealand – to name just a few of his famous paper tubes designs.